Raccontare e far vivere in prima persona la musica lirica ai più piccoli: questa è sempre stata la sfida di AsLiCo che da 17 anni progetta e realizza spettacoli di opera lirica per bambini, collegati a percorsi didattici ad hoc che vengono proposti e realizzati nelle scuole di tutta Italia, coinvolgendo, ad oggi, oltre 100.000 studenti tra scuole materne, elementari, medie e licei. Opera Education, la piattaforma di educazione musicale di AsLiCo, porta nei teatri d’Italia migliaia di bambini ed insegnanti, favorendo la conoscenza da vicino del grande patrimonio operistico, attraverso strumenti didattici innovativi che permettono ai più piccoli di vivere l’esperienza, partecipando allo spettacolo dal posto, divertendosi. La XVIII edizione sceglie l’opera di Giuseppe Verdi, Aida, con la regia del giovane Stefano Simone Pintor: un vero spettacolo di opera lirica, con cantanti professionisti, adatto ad un pubblico di bambini e adulti, un racconto avvincente e commovente, una storia d’amore e guerra.

 

Ci vuole coraggio per fare una guerra, per difendere la propria terra dall’attacco del nemico. Anche nella storia di Aida c’è una guerra combattuta con coraggio contro il nemico. Eppure il tema principale di quest’opera non è la guerra. L’argomento che interessava raccontare a Verdi, di cui quest’anno festeggiamo i 200 anni dalla nascita, è l’amore! L’amore che scocca fra Aida e Radamés, i protagonisti di questa storia, ma anche l’amore che prova Amneris per lo stesso Radamés (un amore difficile perché non ricambiato). A ben guardare, ci sembra che in questa storia il vero coraggio risieda proprio nella capacità di amare qualcuno. Infatti, il coraggio di amare è molto più importante in un mondo dove tutti quanti son solo capaci di combattere e lottare. Aida e Radamés sono i più coraggiosi di tutti in questa storia, perché non sono amanti normali, ma speciali. Aida, infatti, è figlia del Re d’Etiopia ed è ridotta schiava al cospetto della figlia del Faraone d’Egitto, Amneris. Eppure nessuno sa chi sia lei veramente, tutti pensano che sia una normale ragazza etiope, di umili origini. Radamès, invece, è un giovane guerriero e il futuro capo dell’esercito egizio, ed è colui che vincerà in battaglia proprio l’Etiopia, riducendo schiavo anche il padre di Aida, Amonasro. Questi ragazzi, dunque, non solo sono di due stati sociali diversi, ma sono anche figli di due popoli diversi, con diverse culture e, per di più, in lotta fra loro. Sono due nemici, insomma. Allora ci sembra che sia questo il vero coraggio: Il coraggio di amare il diverso! È questa la lezione di vita più grande che quest’opera ci dà e quella che dobbiamo raccontare noi: l’accettazione del diverso, il coraggio di amare qualcuno a dispetto di quello che ci dice il mondo intorno a noi, anche se questo ci viene dipinto come uno straniero e quindi come un nemico da combattere.
Ci è sembrato che questo amore travolgente avesse la stessa potenza di un fiume in piena. Così, è questa la metafora che abbiamo deciso di usare per raccontare questa storia. E ci è apparsa subito una metafora bella perché, come tutti quanti abbiamo studiato a scuola, le piene del Nilo sono sempre state distruttive, ma dopo il loro “passaggio” hanno anche generato nuova vita, hanno permesso di coltivare la terra circostante. Come dice lo storico Erodoto, l’Egitto è il “dono del Nilo”, perché lungo tutto il suo corso la terra è fertile, mentre dove l’acqua non giunge resta il deserto. Per questo il Nilo veniva venerato come un fiume magico, divino, in grado di contrastare la siccità e il deserto proprio come l’amore è in grado di contrastare la guerra e donare nuova vita e nuova speranza a tutti.

Così, è vero, Aida e Radamès alla fine moriranno a causa delle loro scelte “controcorrente”. Per perseguire il loro amore si metteranno contro alla loro società e ai loro padri, terribili e immutabili nell’animo. Si prenderanno le proprie responsabilità e alla fine decideranno di lottare contro questo mondo di odio e violenza e di dare la propria vita per perseguire le proprie idee d’amore. Ma proprio come ci viene raccontato nell’antico libro dei morti (il testo sacro egizio che veniva sepolto assieme ai defunti per proteggerli e aiutarli nel loro viaggio verso l’aldilà), le anime attraversano il fiume divino nell’oscurità della notte e, nell’eterna lotta del bene contro il male, combattono per far sì che il Dio Sole risorga di nuovo al mattino. È per questo che Aida e Radamès hanno lottato: per donarci la luce, per illuminarci la via da seguire!
E noi? Noi possiamo imparare dalla loro storia e non ripetere più gli stessi errori che da tremila anni l’uomo compie… E possiamo insegnare a tutti, prima che sia troppo tardi, il coraggio di accettare e amare il prossimo. Sempre!

 

Stefano Simone Pintor