di e con

Alessandro Bergonzoni

regia

Alessandro Bergonzoni e Riccardo Rodolfi

organizzazione e distribuzione

Progetti Dadaumpa Srl

Un attore che in scena può far scomparire improvvisamente il senso comune e sostituirlo con panorami fino ad un attimo prima impensabili, un autore che non ha imitatori proprio perché non si ferma di fronte al linguaggio ma vi si immerge fino ad estrarne i concetti fondanti.

Un Bergonzoni anarchicamente comico ma, questa volta, sicuramente molto più polemico e metafisicamente critico verso la realtà che ci assedia.

Urge, il nuovo spettacolo di e con Alessandro Bergonzoni, è un allestimento che già dal titolo vuole chiaramente segnalarci un’allerta, una necessità artistica senza sosta e senza indugi. Ma cosa “Urge” a Bergonzoni, che arriva a questo nuovo testo dopo il pluripremiato Nel? Sicuramente segnalarci delle differenze che se trascurate possono realmente cambiare il senso delle cose, come quella tra sogno e bisogno. Ma anche dimostrare che la comicità è fatta di materiali non solo legati all’evidente o al rappresentato. E soprattutto mettere sotto i nostri occhi il suo “voto di vastità” un vero e proprio canone artistico che lo obbliga a non distogliere mai gli occhi dal tutto. Un tutto composto dall’enormità e dall’invisibile, onirico, sciamanico e trascendentale. E in questo tutto è essenziale quindi anche lo spazio scenico, firmato sempre da Bergonzoni, che firma anche la regia in collaborazione con Riccardo Rodolfi. “Urge” quindi verificare dalla platea questa ulteriore e necessaria scrittura comica  di quello che senza dubbio è uno dei più originali artisti contemporanei.

“Il pubblico è provato, non ha più le papille gustative. Va ripalatizzato. Stimo la ricerca, ma dobbiamo rilanciare soprattutto la ricerca dell’incommensurabile. Io voglio usare le mine pro uomo per far saltare l’accettazione e l’assuefazione. Cacciamo gli spensierati, prepariamo una felicità composta, che sia un canederlo zeppo di altri ingredienti. Sono i mezzi di distrazione di massa la droga che serve a chi vende paura. E finiamola di confondere sogni con bisogni: i bisogni sono desiderio e necessità, il sogno è indicibile, inaudito, rivelazione. Chiedo molto. Non bastiamoci più. Il poco crea metastasi culturali, non è innocuo. Voglio avvenire, non essere avvenente, voglio far succedere, non voglio successo”.

Enrico Ragazzoni

(“La Repubblica”, 23 febbraio 2009)