Uno dei nuclei tematici della produzione poetica di Antonis Fostieris è il legame tra l’oggetto e il suo nome, l’esplorazione della semantica e il potere del suono della lingua. Attraverso il rinnovamento delle forme linguistiche tradizionali, Fostieris crea una poesia che pur essendo ai limiti del prosaico, discorsiva, logica, basata su dati reali e concreti e con una varietà espressiva e fonetica notevole, è costantemente costellata di riferimenti e citazioni dotte, dimostrando come il rinnovamento possa e debba tener conto di una tradizione gloriosa e importante, ancora oggi pregnante ed evocativa. L’essenzialità del suo verso, la semplicità e la linearità dell’espressione conferiscono alla lingua di Fostieris una forza aforismatica: è la sottrazione, il taciuto, il non detto a dare significato e pregnanza alle sue parole. Così il silenzio, per lui come per molti poeti contemporanei, diviene l’espressione più potente contro il rumore di fondo del mondo. Un silenzio inteso non come il contrario del detto ma come suo necessario complemento, senza il quale non esisterebbe la parola.

Riplasmando e scardinando la lingua e le sue strutture, Fostieris scopre nuove possibilità di significato: accostamenti, sottrazioni, corto circuiti, giochi di parole, doppi sensi… sono tutti strumenti di attivazione della lingua e della sua portata emotiva; sono figure retoriche e verbali che dimostrano un dualismo esistenziale sul quale si regge l’equilibrio dell’universo. Per questo i filosofi presocratici, che hanno fatto del rapporto tra l’essere e il non-essere, dell’opposizione tra l’uno e il molteplice, e dell’eterno divenire il centro della loro riflessione, divengono in Fostieris riferimenti cruciali per la riflessione sull’esistenza e la morte. La morte è un evento naturale, necessario, imprescindibile, un ritorno al nulla e al vuoto, al silenzio e al buio che già esistevano prima della vita. L’eccezione è la vita: un’idea da cui l’ironia di Fostieris trae linfa e induce nel pubblico le domande sul reale, senza cinico fatalismo ma con dignità e umiltà nell’approccio alle superiori forze dell’universo.

BIO

Antonis Fostieris è nato ad Atene nel 1953. Ha studiato Legge ad Atene e alla Sorbona di Parigi. Dal 1981 Nel 1971 ha pubblicato la sua prima raccolta poetica, Il lungo viaggio. Negli anni successivi sono usciti I luoghi dell’interiorità o le Venti (1973), Amore oscuro (1977), Il diavolo ha cantato a tempo (1981), Il tha e il na di Thanatos (1987), Il pensiero si addice al lutto (1996) e Prezioso oblio (2003), che ha ottenuto il Premio Nazionale di Poesia nel 2004. Dal 1975 al 1981 è stato direttore dell’annuario “Pìisis”. Nel 1981 ha fondato, con Thanasis Niarchos, la rivista letteraria “I léxi”, che da allora dirige. Ha tradotto Henry Miller, Boris Vian, Max Jacob, Paul Eluard. Leggendo le raccolte di Fostieris colpiscono da un lato la ricchezza di un pensiero che diventa verso nel modo più naturale, dall’altro la trama sottile di riferimenti culturali che si addensano soprattutto intorno ai filosofi presocratici, come Empedocle ed Eraclito, i filosofi dell’essere e del tempo. Affascinano Fostieris, in particolare, il rapporto dell’essere con la morte e con la lingua, attraverso cui passa sempre il confronto degli uomini con il mondo che li circonda.