In occasione del centesimo anniversario dalla nascita di Attilio Bertolucci, il figlio Giuseppe lo ricorda a Parma e a Reggio Emilia con due eventi dal titolo A mio padre, una dedica intima e personale al suo universo poetico.
Alla voce del poeta si intersecherà quella di Silvio D’Arzo, componendo un tributo a due talenti letterari di un territorio che entrambi hanno molto amamto e raccontato nei loro scritti. Un “gemellaggio poetico” postumo tra due artisti che, negli anni della giovinezza, si sono reciprocamente apprezzati e hanno condiviso alcuni topoi letterari e geografici.

 

Una vita in versi

In scena un’immagine anni ’50 del fotografo Carlo Bavagnoli, che ritrae la famiglia Bertolucci nel salotto di casa. Accanto ad essa lo stesso set, lo stesso mobilio, sessant’anni dopo. Una vita in versi parte da qui, da un’assenza, che come nel celebre verso di Attilio Bertolucci diviene una più acuta presenza. Da qui prende spunto un gioco delle parti pirandelliano in cui la voce dell’autore incrocia quella del suo personaggio: Antonio Piovanelli leggerà nove componimenti poetici che Attilio ha dedicato al figlio Giuseppe; ad essi farano da contrappunto i pensieri di Giuseppe stesso sul padre e sulla sua poesia, tratti dal volume Cose da dire (ed. Bompiani).

 

Casa d’altri

Racconto pubblicato postumo, di uno scrittore precoce, morto a soli trentadue anni (era nato a Reggio Emilia nel 1920), Casa d’altri è stato definito da Montale “un racconto perfetto”. Pare fatto d’aria, tanto che si può riassumere in due righe: “un’assurda vecchia, un assurdo prete, tutta un’assurda storia da un soldo”. Eppure, per la sua capacità di toccare nel profondo il senso della vita, è uno dei racconti più intensi del ‘900.
Casa d’altri affronta la quaestio filosofica sul dis(valore) etico del suicidio, attraverso gli occhi di un uomo di Dio che si scopre incapace di trovare risposte davanti alla sofferenza. In un’osteria del nostro Appennino, un anziano curato racconta agli astanti la sua storia e quella di un doloroso, sconcertante incontro, portato in scena in forma di monologo da Antonio Piovanelli, diretto da Giuseppe Bertolucci.