PAZZO PER AMORE

di Sam Shepard

con

Linda Caridi, Raffaele Esposito, Ivan Zerbinati, Roberto Abbati

regista assistente Carlo Orlando
spazio scenico Mario Fontanini
luci Luca Bronzo

regia Fulvio Pepe

produzione Fondazione Teatro Due

Spazio Grande

21, 22,23, 26, 27, 28 aprile 2017, ore 20.30

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È torbido, passionale e doloroso l’amore di Pazzo per amore (Fool for love), tanto bruciante da superare il tabù dell’incesto senza scalfire la sua sostanza irrazionale, incontenibile e straziante. Nel racconto Eddie irrompe nella vita di May che sta cercando di costruirsi un’esistenza normale e, riaccendendo l’antica e travagliata passione, cerca di trascinarla nuovamente dentro la realtà da cui era fuggita, una relazione disperata e scabrosa nata fra due persone traumatizzate da un’infanzia drammatica e schiave di un meccanismo perverso di accoglienza e abbandono. La presenza di un nuovo pretendente, fornisce il pretesto per far luce sulle pieghe del loro passato.

Eddie e May sono legati da un dolore profondo: un padre incostante che li ha ingannati, abbandonati, umiliati e che l’autore tiene in scena come una figura onirica, ambigua e opprimente.

I due protagonisti sono come due rami contorti di una stessa pianta – ha affermato Fulvio Pepe – il loro amore prende linfa dalla medesima radice; nel rifuggire il comportamento dei genitori i due amanti lo riproducono ad libitum creando un cortocircuito psicologico ipnotico e disturbate. La sfida che offre questo testo è quella trovare l’universale in una storia molto particolare, riorganizzare gli elementi di questo discorso amoroso in una dimensione che sia vicina alla sensibilità europea del giorno d’oggi.

Realtà e sogno, verità e menzogna, passato e presente si mescolano in un’esperienza emotiva che il grande autore americano ha tratto, per sua stessa ammissione, dalla sua biografia. Shepard ha scritto Fool for love poco dopo la rottura con la moglie O-Lan Jones, abbandonata per intraprendere una relazione con l’attrice Jessica Lange. In una lettera al suo amico e collaboratore, Joe Chaikin, Shepard ha descritto l’opera come “il risultato di tutte le sensazioni tumultuose che ho attraversato nell’ultimo anno, un testo molto emozionante e, per certi versi imbarazzante per me, ma allo stesso tempo, in qualche modo, necessario. Innamorarsi è un’esperienza sconcertante. Da un lato non vi rinunceresti per niente al mondo, dall’altro è l’inferno assoluto”.

Sam Shepard è considerato uno dei drammaturghi più famosi d’America. Ha scritto quasi 50 opere teatrali tradotte e messe in scena in tutto il mondo. Nel corso della sua carriera ha accumulato numerosi riconoscimenti e premi fra i quali la Palma d’Oro a Cannes e il Premio Pulitzer.

L’infanzia trascorsa in una famiglia disfunzionale con un padre alcolizzato ha fornito all’autore molti dei temi angoscianti che dominano la sua produzione. La sua scrittura, popolata da un’umanità borderline fatta di vagabondi, rock star dimenticate e creature allo sbando, è caratterizzata da una lingua estremamente inventiva, in cui spicca una narrazione non lineare, ricca di simbolismo.

Nonostante Shepard scrivesse per il teatro da oltre vent’anni, Fool for love, composto nel 1983, è stato il primo testo che ha diretto in teatro, un successo che gli è valso il suo 11° premio OBIE (Off-Broadway Theater Awards, prestigioso riconoscimento teatrale newyorkese), ma il suo primo OBIE per la regia. Nel 1985 dalla sua pièce è stato tratto un film con Kim Basinger e lo stesso Shepard nel ruolo di Eddie, per la regia di Robert Altman.

Shepard e i suoi personaggi sono guidati da odori acri: i pensieri di Eddie, le sigarette fumate in vita dal “vecchio”, le pareti stantie della realtà di May. E lo spettatore si ritrova immerso in quegli aromi pieni di orrore e di sensualità, in quegli abbracci tanto seduttivi quanto mai volgari, in quelle parole a cavallo fra ciò che rimarrà uguale e ciò che è stato.
Shepard e Pepe hanno creato un mondo da cui è difficile staccarsi: una sorta di scenografia del proibito, che si snoda fra sala e bagno della nostra mente, del nostro essere. Di ciò che siamo, fra l’ammesso e il non concesso.
Il tutto è ambientato in America ma potremmo essere ovunque: la pazzia ci ha toccati e ci accorgiamo di essere un po’ tutti a disagio, un po’ tutti a contatto con quel mondo intoccabile che è l’inconscio, che è la sensualità. Che è l’amore.

Clizia Riva

Abbandonando il contesto originale americano, di motel sperduti nel deserto al confine con il Messico e di protagonisti cow-boys, Fulvio Pepe, regista del bellissimo adattamento, prodotto da Fondazione Teatro Due, della pièce di Sam Shepard “Fool for love”, ha idealmente consegnato all’immaginario dello spettatore le coordinate spazio-temporali di una storia torbida e disperata, struggente e dolorosa, scandalosa ma inarrestabile. Aggettivi riconducibili ad un unico sostantivo determinante, caricato di valenza universale, proprio per quel suo essere spogliato di ogni definitezza storica e geografica: passione.

Francesca Ferrari

Eddie, interpretato da Raffaele Esposito, ha la boria e l’intraprendenza degli uomini passionali, abituati ad agire per non pensare, incapace di stare con May quanto di abbandonarla per sempre. Linda Caridi è May, fragile donna-bambina in cerca di salvezza, ma dominata dalle pulsioni e incapace di sottrarsi all’amore per Eddie.
Come spesso accade nei testi di Shepard, le forze primigenie sovrastano e vincono ogni convenzione, obbligando l’individuo ad una battaglia tra due universi (istinto e ragione) privi di punti d’incontro.
Un eterno presente che inchioda i protagonisti senza soluzione, come lo stanco ripetersi di gelosie e recriminazioni o l’impossibilità di scegliere, una volta per tutte, l’addio alle immorali e disfunzionali dinamiche famigliari per le relazioni approvate dalla società, gentilmente offerte dalle figure dei corteggiatori.
Solo l’affacciarsi del passato comune, incarnato dal padre-fantasma (Roberto Arbati), e del futuro, nelle vesti dell’inetto e solido Martin (Ivan Zerbinati) o dell’invisibile attesa della contessa, forzano i protagonisti ad affrontare una realtà che mai potrà conciliarsi con il desiderio, consegnandoli alla tragedia.

Linda Dotelli

 

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