“C’è qualcosa nella musica che mi ricorda l’amore: la sua capacità di aggirare la sfera della coscienza permette di far emergere delle parti di noi profonde e sconosciute, spudorate. Credo che proprio la spudoratezza sia la prima caratteristica del sentimento amoroso”. Così Fulvio Pepe introduce i due grandi temi di “Gyula“, spettacolo che ha scritto e diretto per Fondazione Teatro Due e che debutterà in prima nazionale il prossimo 8 gennaio 2015, alle ore 21.00, con repliche fino al 18 gennaio 2015.

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(ph. Michele Lamanna)

Un debutto reso ancora più speciale dal fatto che rappresenta la prima esperienza alla scrittura e alla direzione per Fulvio Pepe, attore di grande talento che il pubblico ha potuto incontrare lo scorso dicembre sulla scena de Il mercante di Venezia, spettacolo della Popular Shakespeare Kompany con la regia di Valerio Binasco e nelle scorse stagioni, sempre con Binasco e la Popular, ne La Tempesta.

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(ph. Cristina Pasino)

Nato a Bari nel 1972, Fulvio Pepe si è diplomato al Teatro Stabile di Genova e ha lavorato fra gli altri con Peter Stein (I demoni), Giuseppe Patroni Griffi (Il Vizietto), Valerio Binasco (oltre ai già citati ricordiamo Noccioline, prodotto da Fondazione Teatro Due e Romeo e Giulietta), Jurij Ferrini (Cymbeline), Marco Sciaccaluga. Attore cinematografico per Fulvio Ottaviano (Una talpa al bioparco) e Citto Maselli (Il fuoco e la cenere) e in diversi film televisivi e serie Tv (Romanzo Criminale, Montessori, Borsellino, Nati ieri), nel 2008 ha vinto al Torino Film Festival il premio come migliore cortometraggio con A chi è già morto a chi sta per morire, da lui scritto e diretto.

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(ph. Michele Lamanna)

Un artista che ha frequentato negli anni in diverse occasioni Teatro Due e che ha trovato ora qui l’alveo ideale per un progetto ambizioso che lo vede in due ruoli inediti per lui, quello di drammaturgo e quello di regista: “Per la mia professionalità attoriale, che rimane la dimensione per me più importante, è stato altamente formativo… anzi credo che ogni attore dovrebbe avere la possibilità di sperimentarsi in questo ruolo per cambiare completamente la prospettiva e comprendere quanto sia incredibilmente faticoso assumere su di sé la complessità della direzione di un’opera”, ci ha raccontato.

Nel 2003 è in scena in Cara professoressa, spettacolo Premio Ubu come migliore novità straniera, scritto da Ljudmila Razumovskaja, tradotto da Mauro Belardi e diretto da Valerio Binasco (prod. Fondazione Teatro Due).

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(ph. di Marco Caselli Nirmal)

Nel 2006 è Bruto in Giulio Cesare (prod. Fondazione Teatro Due), diretto da Tim Stark, al suo debutto a Teatro Festival.

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(ph. Pietro Bertora)

Nel 2007 è in scena in Genova ’01, scritto e diretto da Fausto Paravidino, dedicato ai tragici fatti del G8, e l’anno successivo in Noccioline, un testo di Fausto Paravidino, diretto questa volta da Valerio Binasco (prod. Fondazione Teatro Due).

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(ph. Pietro Bertora)

“Nella mia carriera ho avuto la fortuna di incontrare registi che concepiscono il teatro come l’arte dell’attore e ho scoperto di condividere quest’approccio. Forse il cambiamento più significativo è avvenuto proprio nel mio rapporto con la direzione: alla fine dell’allestimento avevo voglia di chiedere scusa a tutti i registi con cui ho lavorato! Quando ho incontrato Valerio Binasco l’ho abbracciato come si fa con un genitore per farsi perdonare qualcosa… e mi ha raccontato di essersi trovato nella medesima situazione. (…) Ho constatato che un testo finisce per appartenere più all’attore che lo interpreta, che all’autore che lo ha scritto; questa verità mi ha commosso ma ha soprattutto permesso il primo miracolo di Gyula: proiettarmi in una dimensione più matura del mio lavoro”.