con Maria Paiato e Max Malatesta

Spazio Shakespeare

2 dicembre 2016, ore 20.30 e 21.30

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La Tempesta, con Maria Paiato
C’era una volta un’isola sul mare, i cui unici abitanti erano un vecchio di nome Prospero e sua figlia Miranda. Essi vivevano in una caverna dove Prospero teneva i suoi libri, che trattavano soprattutto di magia…

Otello, con Max Malatesta
Brabanzio, un ricco senatore di Venezia, aveva una bella figlia, la dolce Desdemona. Ma tra i pretendenti della sua razza, non c’era nessuno che le piacesse. Quella fanciulla aveva scelto come oggetto del suo amore un Moro…

La potenza e l’efficacia dei racconti che i fratelli Charles e Mary Lamb hanno tratto dai più grandi capolavori di Shakespeare, consiste principalmente nell’immediatezza con la quale “portano” la storia che, pur semplificata, riesce a emergere nella sua meravigliosa complessità.
In questa semplicità, elaborata principalmente per rendere comprensibili gli intrecci shakespeariani ai più giovani, la forza archetipica dei personaggi disegnati dal genio del Bardo si impone al lettore proiettando su di lui una straordinaria fascinazione.
Compito dell’attore è far innamorare l’ascoltatore della storia che sta raccontando partendo dalla pura parola, un incarico affidato per La Tempesta e Otello a Maria Paiato e Max Malatesta.

Le righe della scrittura del racconto de La tempesta saranno schiuse da Maria Paiato per conoscere meglio, nella storia del naufrago mago Prospero, il temperamento di Ariel, per dare più voce a Calibano e respiro alla storia d’amore tra Ferdinando e Miranda, buffa e ricca di potenziale divertente; l’aspetto più esplorato sarà il meraviglioso che popola l’isola, un mondo di fiaba.
Maria Paiato, che nella sua lunga carriera di pluripremiata attrice ha lavorato con importanti registi in numerosissimi spettacoli, curiosamente porta nel suo curriculum solo due testi shakespeariani (La Dodicesima notte con la regia di Ennio Coltorti e Sogno di una notte di mezza estate con la regia di Mauro Bolognini) e serba nel cuore il desiderio di interpretare un giorno Riccardo III. In compenso è totalmente avvezza al racconto per il pubblico, da un anno e mezzo gira l’Italia leggendo con grande successo brevi testi di grandi autori quali Buzzati, Savinio, Landolfi e Flaiano,“raccontando mi rendo conto che lo spettatore è sempre un po’ bambino, gli piace essere preso per mano e accompagnato in territori di stupore. Il pubblico non avverte la mancanza di teatralità in termini di quantità di personaggi, scene che cambiano etc. Quando un racconto è così sapientemente scritto, all’immaginario non manca niente e le persone restano col fiato sospeso fino alla fine…”
Quella sospensione è la dimensione in cui lo spettatore trova qualcosa di sé stesso.

E questa è la sfida per Max Malatesta che in Otello, storia del generale moro che spinto dalla gelosia indotta da Iago ucciderà la sua amata Desdemona, porterà gli ascoltatori dentro la vicenda affinché possano viverla a livello non razionale, ma viscerale, lasciando emergere sentimenti anche perturbanti. Da grande conoscitore delle profondità umane, Shakespeare ha disegnato archetipi che rappresentano l’umanità nella sua interezza, a partire dalla triade Otello-Desdemona-Iago nei quali chiunque si può riconoscere.
Premio Ubu nel 2000 e molte collaborazioni con importanti registi, Max Malatesta si dichiara lontano da un teatro puramente intellettuale “credo debba prevalere sempre l’aspetto dionisiaco” ha affermato. Non a caso nei ruoli shakespeariani che ha interpretato il suo preferito è stato Mercuzio (nel Romeo e Giulietta diretto da Giuseppe Patroni Griffi).
“Raccontando una storia viene fuori chi sei – ha aggiunto. Innanzitutto bisogna capirla a fondo, perché ciò che non si è capito non si può neanche restituire, inoltre mentre raccontiamo dobbiamo essere in grado di stupirci a nostra volta. Le storie di Shakespeare devono essere raccontate e comprese un po’ più a fondo perché ci riguardano davvero da vicino.”

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