traduzione Anna Barbera con Lino Guanciale Mariano Pirrello a cura di Giovanni La Fontana Produzione Teatro Festival Parma

Esempio paradigmatico della drammaturgia di montaggio novecentesca nonché raffinata parodia della scrittura per la scena borghese schiettamente francese del XIX secolo, Dans la solitude des champs de coton di ‘Saint’ Koltès (1986), ‘comédien’ e postmoderno ‘martyr’ delle nuits fauves degli intellettuali maudits a cavallo tra gli anni settanta e ottanta del secolo scorso, può essere assunta a modello di una nuova drammaturgia filosofica capace di rispondere alla crisi contemporanea della forma ‘dramma’. In ossequio al precetto diderotiano di «rappresentare […] condizioni» e non «caratteri» Koltès porta in scena nel proprio dramma un equivoco incontro ‘commerciale’ tra il Dealer e il Cliente: nel corso di un morboso cerimoniale che sembra alludere ai più classici e provocanti adescamenti della prostituzione o del ricettaggio, i traffici economici cifrati negli intrighi amorosi della canonica drammaturgia borghese ottocentesca sono rivelati da Koltès scegliendo ad oggetto della propria pièce un losco deal. In un universo frammentario – entro una scena rotta in «territorio», in «pezzetto di mondo» e ad un’ora fugace sbrecciata a «frazione di tempo» – il sensuale e fascinoso corteggiamento tra il Dealer e il Cliente si manifesta, anche se solo su di un piano verbale, come scontro, come lotta senza quartiere, come rito cruento in cui si attualizza selvaggiamente l’eterno amplesso tra Amore e Morte. Metafora dei «rapporti brutali fra gli uomini e gli animali» il deal koltèsiano è un esplicito atto di accusa della lacerante violenza delle relazioni sociali contemporanee che squartano con la loro tagliente indifferenza l’individuo riducendolo ad «un errore di sguardo, un errore di giudizio, un errore, come una lettera appena iniziata e brutalmente stracciata subito dopo aver scritto la data». Dans la solitude des champs de coton nasce da una disorganica accumulazione di generi in tutto e per tutto simile a quell’ammasso di rifiuti e scarti della vita pubblica e ufficiale, che costituisce l’ideale scena del deal. Una nuova ed efficace chiave di lettura registica del testo potrebbe puntare al recupero della dimensione filosofica del copione, tesa ad esplorare la ricchezza del lessico retorico letterario del dramma e la sua ricaduta in termini di ridefinizione del concetto post-platonico di eros e conoscenza. Claudio Longhi