14 febbraio 2004: Marco Pantani viene ritrovato senza vita in un residence di Rimini. Aveva appena compiuto 34 anni. Dopo i trionfi al Giro d’Italia e al Tour de France, le accuse di doping a Madonna di Campiglio, rivelatesi poi infondate, lo hanno condotto a un lento ma inevitabile crollo psicologico fino a una morte forse tragicamente annunciata. Tra il campione adulato, l’icona di chi ha fatto rinascere il ciclismo come sport dell’impresa e della fantasia, e il morto di Rimini, che giaceva in mezzo alla cocaina nei panni di un vagabondo, vi è tutta la complessità di un’epoca al tempo stesso sublime e crudele che si esercita senza pudore. Senza vergogna.
L’idolo del ciclismo internazionale, il “pirata” imbattibile in salita; poi il campione drogato, il “mostro” distrutto e infangato dai mass-media: il successo e l’infamia, in una parabola breve e imprevista che è stata anche e soprattutto un dramma personale e famigliare. Quella di Pantani secondo il Teatro delle Albe di Ravenna non è solo una questione sportiva, ma un’autentica passione moderna. Il sacrificio di un simbolo sull’altare mediatico per ripulire le coscienze di un intero paese.
La scrittura di Marco Martinelli affonda nelle viscere dei nostri giorni e della società di massa che chiede sacrifici e capri espiatori: attorno alle figure di Tonina e Paolo, i genitori di Marco, che ancora oggi stanno chiedendo giustizia per la memoria infangata del figlio, Martinelli mette in scena una veglia funebre e onirica, affollata di personaggi, che, come un rito antico, ripercorre le imprese luminose dell’eroe. I genitori di Marco, figure archetipiche di una Romagna anarchica e carnale, sono sospese come l’Antigone di Sofocle davanti al cadavere insepolto dell’amato: cercano verità, e non avranno pace finché non l’avranno ottenuta.
Pantani costruisce un affresco sull’Italia degli ultimi trent’anni, l’enigma di una società malata di delirio televisivo e mediatico, affannata a creare dal nulla e distruggere quotidianamente i suoi divi di plastica, ma anche capace di mettere alla gogna i suoi eroi di carne, veri, come Marco Pantani da Cesenatico, lo scalatore che veniva dal mare.

APPUNTAMENTI IN COLLABORAZIONE CON SOLARES FONDAZIONE DELLE ARTI/TEATRO DELLE BRICIOLE

Teatro al Parco, 20 febbraio 2015, ore 17.30
Marco Martinelli dialoga con il critico teatrale Massimo Marino

Teatro al Parco, 21 febbraio 2015, ore 21.00
VITA AGLI ARRESTI DI AUNG SAN SUU KYI
regia di Marco Martinelli
dopo lo spettacolo la Compagnia incontra il pubblico, conduce Roberta Gandolfi, docente di storia del teatro contemporaneo.

Gli abbonati di Fondazione Teatro Due, presentando l’abbonamento alla biglietteria di Solares Fondazione delle Arti/Teatro delle Briciole, avranno diritto a uno sconto per l’acquisto dello spettacolo del Teatro delle Albe del 21 febbraio; al contrario presentando alla biglietteria di Fondazione Teatro Due il biglietto del 21 febbraio si avrà diritto a uno biglietto a 10 € per Pantani.