13 ottobre 2011. Questo il titolo del sito, che a sua volta rimandava a un evento e quindi a una data. Cosa sarebbe successo non è stato chiaro fino in fondo, quello che invece traspariva è che si sarebbe parlato di teatro. Un invito senza troppe spiegazioni, ma che avrebbe dovuto incuriosire.

Ciò che Armando Maria Trotta, studente di Storia dell'Arte, ha organizzato nello Spazio Caldaie di Teatro Due è stato un processo al teatro, un dibattito aperto (pensato soprattutto per i giovani) sulla morte vera o presunta del teatro. 

Ecco le impressioni dell'organizzatore alla luce di un evento che non ha avuto l'impatto sperato, ma che, proprio per questo, invita ad una riflessione sull'importanza dello strumento teatrale all'interno della società contemporanea.

 

La scarsa partecipazione degli studenti ritengo sia imputabile a due fattori principali: in maggior parte alle scelte di sponsorizzazione e diffusione dell'evento ed al tema del dibattito.

Abbiamo costruito questo progetto partendo dal presupposto, rivelatosi fondato (e almeno dal punto di vista "analitico" la serata ha sortito i suoi frutti) che i "non-frequentatori" dei teatri non elaborano la scelta di disertare le sale per motivi ponderati ma semplicemente per il più sincero disinteresse. Avremmo potuto riempire la sala sfruttando la mailing list del Teatro Due, e ci saremo trovati ad affrontare la questione della presunta "morte del teatro" con un parterre convinto della vita e della vitalità delle arti sceniche, snaturando di fatto il senso dell'incontro.

Altro dato importante è che la partecipazione virtuale alla serata non coincideva minimamente alla reale adesione che abbiamo avuto modo registrare, indice significativo della traslazione dal reale al virtuale che sta avvenendo nel mondo dei giovani. La prima domanda che abbiamo posto è stata: L'interattività (anche a teatro) è davvero importante? Hanno risposto le sedie vuote. Chi non ha preso parte al dibattito, che credo sia per definizione tra gli eventi più interattivi che si possano concepire, ha chiarito che non lo è. Mi sembra di poter evincere che il teatro sia inteso come intrattenimento e non come problema, che le idee al riguardo siano differenti e spesso contrastanti ma convergano sul fatto che non si vada a teatro per porsi domande ma piuttosto per dimenticare quelle alle quali si deve rispondere nella quotidianità (eccettuati gli addetti ai lavori ed altre tipologie di "mosche bianche").

Non nascondo la mia sincera delusione per la scarsa affluenza ma devo riconoscere che, forse a discapito della quantità, la qualità non ha difettato. Le risposte sono state molte e molto valide, gli spunti di riflessione molteplici e forse si potrebbe intendere il tutto solo come un claudicante inizio di un percorso che potrebbe rendere di più.

Le critiche costruttive mosse alla serata hanno riguardato le modalità di svolgimento: forse un dibattito dopo uno spettacolo o durante un aperitivo avrebbe visto più partecipanti, ma se nel primo caso avremmo avuto un uditorio di "spettatori" (e consequenzialmente i problemi già

citati) nel secondo probabilmente si sarebbero create le condizioni per estendere la discussione al target che ci interessa raggiungere.

 

Ecco invece i commenti lasciati da alcuni partecipanti:

"un dibattito molto interessante dal quale sono usciti numerosi spunti su cui lavorare e pensare."

"pur non avendo espresso una mia opinione oralmente, alla luce delle cose dette durante l'incontro sono arrivata alla conclusione che il teatro non può morire, deve continuare a esistere, devono però cambiare le persone: dovrebbe insinuarsi in loro la volontà di condividere, di sforzarsi, di impegnarsi, e, soprattutto, di conoscere."