E’ stato pubblicato lo scorso 1 luglio il Decreto che dovrebbe introdurre una profonda trasformazione del sistema teatrale nazionale:

una riforma avviata dal Ministro Bray e portata avanti ora dal Ministro Franceschini, che si propone di modificare radicalmente l’assetto in vigore,istituire nuove definizioni e nuovi parametri per l’attribuzione dei finanziamenti, nuovi criteri temporali (viene reintrodotta la triennalità di progettazione), nuove relazioni con gli enti pubblici locali, che dovranno concorrere al sostegno dei soggetti finanziati dal Fondo Unico dello Spettacolo. Molte delle linee guide artistiche e organizzative incluse nel Decreto sono pilastri su cui si basa già da anni l’attività di Fondazione Teatro Due, che alla luce delle nuove regole, dal punto di vista numerico ma soprattutto dal punto di vista progettuale, avrebbe le caratteristiche per rientrare nella nuova categoria introdotta dal Decreto di “Teatro Nazionale”, oltre che in quella di “Teatro di Rilevante Interesse Culturale”. La nostra Regione è l’unica ad avere sul proprio territorio una stabilità realmente diffusa: oltre a Fondazione Teatro Due, Stabile a iniziativa privata, ci sono Emilia Romagna Teatro, Teatro Stabile a iniziativa pubblica , e cinque Teatri stabili di innovazione, di cui uno di ricerca e sperimentazione e quattro per infanzia e gioventù (tra cui il più importante è il Teatro delle Briciole, anch’esso a Parma).

Che la nostra Regione sia capofila dal punto di vista nazionale nel settore dello Spettacolo dal Vivo è una realtà consolidata da anni. Il 9,7% delle rappresentazioni di spettacolo dal vivo in Italia si tengono in Emilia-Romagna. Un dato significativo riportato nel Report 2014 dell’Osservatorio delle Spettacolo della nostra Regione, che sintetizza in modo efficace l’incidenza e il contributo che le attività di spettacolo del nostro territorio portano a livello nazionale. Un dato numerico rilevante che però da solo non dà conto dell’alta qualità dell’offerta, della diversificazione e della complessità di un sistema teatrale che nella nostra Regione è particolarmente articolato e sviluppato, grazie alle esperienze più che trentennali che qui sono state create e alle successive valorizzazioni e trasformazioni degli ultimi decenni.  Nel 2012 le 112 attività dello spettacolo dal vivo finanziate dal Ministero in Emilia -Romagna hanno ricevuto l’8,5% della quota nazionale del contributo .

In merito a questa complessa materia si è tenuto lo scorso lunedì 20 ottobre, al Teatro delle Passioni di Modena, all’interno di VIE 2014 (Festival organizzato da Emilia Romagna Teatro Fondazione), un incontro promosso dalla stabilità della Regione con il Direttore Generale dello Spettacolo dal Vivo Salvatore Nastasi e con gli Assessori alla Cultura di Bologna, Forlì, Modena, Parma, Ravenna, Bagnacavallo e Faenza, per un confronto aperto e diretto sul decreto e sui suoi risvolti, che si annunciano epocali.

Il Direttore di Fondazione Teatro Due Paola Donati, che ha introdotto i lavori, ha sottolineato quanto la Regione Emilia Romagna abbia da diversi decenni scelto la “produzione” come elemento fondante del proprio sistema teatrale e come questo abbia portato la nascita e lo sviluppo di eccellenze, buone pratiche sulla base delle quali il Mibac ha definito alcune delle linee guida del Decreto: “molti dei pilastri fondanti contenuti nel Decreto”, ha spiegato Paola Donati, “sono già in essere da anni nell’attività di Fondazione Teatro Due: attori stabili, repertorio, dialogo tra tradizione e innovazione, intensa attività di produzione, stanzialità, ospitalità e creazioni interdisciplinari, formazione degli spettatori, collaborazioni con enti e istituzioni culturali del territorio, e con Università e Scuole, corsi di perfezionamento professionale, coproduzioni , attività internazionali, tutoraggio di giovani compagnie, teatro nei luoghi d’arte etc… Se lo spirito del Decreto non è limitarsi a fotografare la realtà, ma individuare meccanismi per esaltarne nuove potenzialità, bisognerà fare attenzione che l’applicazione dei parametri numerici unitamente alla valutazione progettuale, possano riconoscere nel merito chi ha ben agito in questi anni difficili, costellati da deficit finanziari e  default artistici ”.

La rete teatrale della Regione è dunque un patrimonio che richiede attenzione e cura, e la preoccupazione è quella che le novità introdotte dal Decreto possano minare la diversificazione e la ricchezza di voci da cui è composto il sistema della stabilità dell’Emilia Romagna: sarebbe veramente “pericoloso” il riconoscimento di un unico soggetto a ricoprire il ruolo attualmente svolto da una pluralità di esperienze e di invenzioni.