STEFAN ZENKL, baritono
ANNETTE SEILER, pianoforte

GYÖRGY KURTÁG
Hölderlin Gesänge, op. 35a

FRANZ SCHUBERT
Die Winterreise, op. 89, D. 911

Ridotto del Teatro Regio di Parma, mercoledì 9 aprile 2014, ore 20.30

Per Kurtág – come per lo scultore Giacometti, per il quale l’opera d’arte una volta terminata diveniva un “alieno” – un pezzo musicale dovrebbe sempre rimanere aperto a nuovi pensieri, aggiustamenti, evoluzioni. Hölderlin-Gesänge, opus 35 è fra i lavori di Kurtág che meglio rappresentano questo approccio: un work in progress a cui l’autore potenzialmente potrebbe cambiare in qualsiasi momento l’ordine dei movimenti, aggiungerne nuovi, o trovarvi una diversa dimensione teatrale. È un approccio che ricorda il celebre assunto di Beckett “Trovare una forma che metta ordine nel caos, ecco l’obiettivo dell’artista oggi”.
Si tratta di tredici canzoni per baritono la cui composizione è cominciata nel 1993, dodici incentrate su Friederich Hölderlin (1770-1843) e una su Paul Celan (1920-1970), che Kurtág ritiene legati dal filo sottile del non detto, dell’espressività dolente. La tragedia della condizione umana, il conflitto fra libertà e natura, il dramma della finitezza dell’uomo che rappresentano alcuni dei temi fondamentali di Hölderlin, si riflettono nell’opera di Celan e nel suo conflitto con lo strumento della sua espressione, la lingua tedesca, allo stesso tempo sua lingua materna ma anche quella, essendo egli ebreo, dei suoi persecutori. Le riflessioni geniali e volutamente confuse di Celan esplorano al pari di Hölderlin il mondo dell’inespresso e l’urgenza di comunicare al di là delle parole: un approccio molto vicino all’esplorazione del silenzio perseguita da Kurtág, con il suo canto senza parole e con la sua opposizione ad adottare costrutti formali stabiliti. Proprio per questo negli Hölderlin-Gesänge la voce baritonale è di fatto priva di accompagnamento ad eccezione di due soli Gesänge, Gestalt und Geist e Hälfte des Lebens, e assume un ruolo decisivo per Kurtág nella ricerca di un incontro fra voce e spazio, fra singolo e natura. Una ricerca che, nata dallo studio del canto gregoriano e dei canti popolari, ha portato Kurtág a lavorare su altri brani privi di accompagnamento musicale, i più celebri dei quali sono gli Attila József Fragments per soprano solo.

Nell’introduzione pubblicata da Edition Peters a Die Winterreise di Franz Schubert, Max Müller, figlio del poeta Wilhelm, sottolineava come i due cicli di canzoni di Schubert abbiano sì un effetto drammatico, ma diverso da quello di un’opera tragica di ampie dimensioni. Die Winterreise in effetti non è semplicemente un ciclo musicale sui ventiquattro Lieder di Wilhlem Müller incentrati su un singolo tema (l’amore perduto o non corrisposto), ma è a tutti gli effetti un monologo drammatico. Il poeta, la cui amata si è invaghita di un altro, lascia di nascosto la sua casa nottetempo, fugge dalla città (diviene quindi Wanderer, errabondo) e seguendo un fiume e sentieri scoscesi raggiunge un villaggio; il freddo, buio, arido e invernale paesaggio che lo circonda rispecchia i suoi sentimenti e il cammino diviene allegoria della sua anima vagabonda. Il suo stesso vagare solitario non è che la reale solitudine di un artista in un mondo dominato da interessi materiali. C’è chi vi ha intravisto anche un sottotesto politico, l’inverno simboleggerebbe il clima politico repressivo dell’Austria sotto Metternich, ma sembra un significato troppo distante dal mondo personale di Schubert.
Infatti, cosa potrebbe aver spinto il compositore a confrontarsi e creare fra il 1827 e la morte (stava correggendo gli ultimi brani quando si spense nel novembre 1828) una composizione così aspramente scarnificata? L’amico poeta Johannn Baptist Mayrhofer sosteneva che a causa della malattia che lo stava minacciando in quegli ultimi mesi “la vita aveva perduto per lui la sua connotazione rosa e l’inverno aveva invaso la sua anima”; il suo sostenitore finanziario Joseph Ritter von Spaun ricordava che Schubert era in quel periodo triste e depresso, e quando gliene chiese ragione si sentì rispondere: “Vieni qui oggi e ti suonerò un ciclo di canzoni terrificanti; mi hanno colpito più di quanto non sia mai accaduto”. Gli amici che lo ascoltarono cantare Die Winterreise avvertirono tutta la sconcertante cupezza di quei Lied, ma l’anima mite di Schubert riusciva a trovare anche in quella fredda regione dello spirito una fonte di conforto: “Queste canzoni mi gratificano più di quanto abbia prodotto fino a ora e presto anche voi ne sarete conquistati”.

Stefan Zenkl, baritono
È stato nominato nella stagione 2011/12 solista principale della Kassel Staatsoper, debuttando con grande successo in Così fan tutte (Guglielmo) e Tannhaüser (Wolfram). Ha iniziato gli studi sotto la guida di Leopold Spitzer alla Universität für Musik di Vienna e nel 2004 si è diplomato in canto e insegnamento alla Musikhochschule di Basilea con Kurt Widmer. Dalla stagione 2004/05 è membro dell’International Opera Studio di Zurigo e ha frequentato masterclasse tenute da W. Berry ed I. Borkh. È stato premiato dall’Internationale Sommerakademie Mozarteum Salzburg ed è stato semifinalista del ARD Competition nel 2003. Dal 2006 al 2008, come solista alla Staatsoper di Hannover, ha interpretato Papageno in Die Zauberflöte, Dandini nella Cenerentola, Ping in Turandot, Figaro in Le nozze di Figaro e Don Fernando in Fidelio. In carriera ha interpretato anche il ruolo di Marcello nella Bohème, di Peter Besenbinderin in Hänsel und Gretel e di Danilo in Die lustige Witwe. Si è esibito all’Opera di Zurigo, al Wiesbaden Staatstheater, allo Schlosstheater Schönbrunn, al Teatro di Gera, al Magdeburg Theater e alla Kammeroper Schloss Rheinsberg. È anche appassionato interprete liederistico e concertistico. Ha collaborato in questa chiave con la Chamber Orchestra di Monaco, con la Chamber Orchestra di Basilea, con Musica Antiqua Köln, con la Orfeo Barockorchester, con la Camerata Salzburg e con la SWR Broadcasting Orchestra.

Annette Seiler, pianoforte
Si è formata alla Staatlichen Hochschule für Musik di Friburgo con Wilhelm Behrens e Robert Levin, poi all’Universität Mozarteum di Salisburgo, dove ha studiato concertistica e pianoforte con Andor Losonczy e Lied con Hartmut Höll. Ha frequentato le Masterclass di Irwin Gage e Wolfram Riegere, e quelle di Charles Spencer a Vienna. Ha tenuto concerti in tutta Europa, principalmente in Germania, Austria, Italia e Svizzera, come solista e in formazioni da camera, ponendo particolare attenzione al genere del Lied, nelle cui esecuzioni accompagna speso Martin Mitterrutzner e Stefan Zenkl, collaborando anche con svariati promettenti cantanti dell’ultima generazione. È stata partner di Robert Holl e accompagnatrice ufficiale nelle Masterclass di Brigitte Fassbaender, Barbara Bonney, Julie Kaufmann e Kurt Widmer. Annette Seiler ha collaborato con diverse istituzioni, come il Gasteig di Monaco, la Konzerthaus di Vienna, la ORF-Radiokulturhaus Tirol e la Großen Saal des Mozarteum di Salisburgo. Presso il Festival Mecklenburg-Vorpommern si è esibita come solista e accompagnatrice di Lied nelle opere di Brahms, Schumann e Grieg; si esibisce periodicamente anche nei concerti del Tiroler Landesmuseen. Per l’etichetta Musikmuseum ha registrato nel 2008 un cd con i Lieder di Joseph Netzer (1808-1864) e nel 2011 ha partecipato alla registrazione di un altro cd con Lieder di Josef Pembaur (1848-1923). Per la ORF (Radio austriaca) ha eseguito per la prima volta i Peter Turrini-Lieder di Franz Baur.
Vive a Salisburgo e insegna pianoforte e Liedgestaltung per cantanti e pianisti presso il Tiroler Landeskonservatorium e l’Universität Mozarteum Standort di Innsbruck. Per diversi anni è stata collaboratore artistico nei corsi di canto presso l’Universität Mozarteum di Salisburgo. Al momento sta lavorando alla registrazione dei Lieder ohne Worte e delle Variations serieuses di Mendelssohn su fortepiano storico.