Dopo aver esplorato il teatro fisico guidati da Michela Lucenti e Balletto Civile nella performance Sonnets Dance #121 (andata in scena in occasione di Shakespeare Marathon), dopo aver lavorato sulla drammaturgia contemporanea con Monica Nappo Kelly e sul dramma classico sotto la guida di Elisabetta Pozzi con la quale hanno messo in scena Oltre il Confine partendo da Alcesti di Euripide, gli allievi del Corso di Alta Formazione Casa degli Artisti, accompagnati da Caterina Vianello e Bruno De Franceschi, porteranno in scena, come esito finale di un percorso iniziato nel mese di giugno 2016, The Beggar’s Opera, capolavoro di John Gay musicato da Johann Christoph Pepusch.

The Beggar’s Opera andrà in scena venerdì 13 gennaio alle ore 20.00 e sabato 14 gennaio alle ore 18.00.

THE BEGGAR’S OPERA
di John Gay
musiche di Johann Christoph Pepusch

con
Francesco Bianchi
Davide Gagliardini
Carlo Galiero
Silvia Lamboglia
Dino Lopardo
Davide Mancini
Michele Mazzone
Eleonora Pace
Gian Marco Pellecchia
Giulia Pizzimenti
Alessio Praticò
Arianna Primavera
Elisabetta Scarano
Carlo Sella
Francesca Tripaldi
Marianna Valentino
Salvatore Iaia (violoncello e banjo)

drammaturgia e libretto Francesco Bianchi, Carlo Galiero, Dino Lopardo, Michele Mazzone

direzione musicale di Bruno De Franceschi

a cura di Bruno De Franceschi e Caterina Vianello

Nell’Opera del Mendicante (Beggar’s opera), capolavoro della drammaturgia musicale, rappresentato per la prima volta nel 1728 con enorme successo di pubblico per tre secoli, John Gay fa una satira feroce e divertente del mondo dell’opera all’italiana, che è anche e soprattutto uno sguardo spietato sulla società del suo tempo. E anche del nostro. Il Mendicante, che si professa poeta da quattro soldi pur gloriandosi delle sue virtù, sbeffeggia attraverso l’opera i vizi e le (pochissime) virtù del mondo criminale della Londra del suo tempo, in una storia d’inganno e di tradimenti amorosi che oscillano tra il tragico e il comico. In un triangolo criminale, il signor Peachum è il capo di una banda criminale che si destreggia in furti e omicidi, e per sopravvivere vende i suoi compagni a Lockit, secondino corrotto, che li manda alla forca per intascare la taglia sulla loro testa. In questo gioco di potere s’inserisce MacHeath, aitante criminale di strada adorato da tutti, che conduce un triangolo amoroso con Polly, figlia di Peachum, e Lucy, figlia di Lockit. A circondare questi e gli altri personaggi è un ambiente in cui a farla da padrone sono la prostituzione, l’ubriachezza e la mancanza di ogni morale. Ma la grande forza di questo racconto è la musica (Johann Christoph Pepusch): i personaggi si profondono in arie e canzoni che, attraverso una sottile satira, rappresentano il rifiuto del realismo teatrale in favore della più sfrontata fantasia e del gioco delle convenzioni. Infatti il genere a cui Beggar’s Opera appartiene, quello della ballad opera, ha la particolarità (tutta inglese) di attingere per la tessitura musicale dalla musica popolare, e non da quella colta, e di usare ritornelli e canzonette come parodia delle cosiddette “opere a numeri chiusi” che mietevano successi clamorosi in tutti i teatri della buona società (basti pensare a Handel). Ma cosa c’è dietro questo genere, e dietro questa storia? Qui sta la genialità di Gay: l’autore prende un genere “alto”, l’opera, e lo trasfigura in un testo fitto di riferimenti popolari; prende dei temi “alti”, come quelli del potere, del tradimento e dell’amore, e li fa raccontare a dei grotteschi criminali dei bassifondi londinesi. In questo modo egli realizza una satira su più livelli, che sbeffeggia il teatro colto ma anche e soprattutto i potenti del mondo, che in modo per niente diverso dai gangster giocano con la vita delle persone e gestiscono un potere basato sull’inganno e sulla violenza. E qui sta anche l’attualità di quest’opera, che non a caso fu presa da Brecht come riferimento per la sua Opera da tre soldi: in questa rapsodia parodica del “grande Teatro del Mondo” non c’è ritegno a usare volgarità e doppi sensi, e non c’è paura nel dichiarare apertamente che la storia di Peachum, Lockit, MacHeath e gli altri criminali altro non è che lo specchio di un’altra storia altrettanto disdicevole: quella dei potenti e dei governanti. Non da ultimo, il bersaglio della Beggar’s Opera è la società tutta, che ammette e giustifica relazioni disoneste, innamoramenti programmati e la gestione criminale della res publica.

In questo genere inedito e per lo più sconosciuto in Italia, le riflessioni sul teatro musicale si aggiungono all’esplorazione da parte degli attori di una tecnica che deve abbinare recitazione e canto, azione e rappresentazione, in uno spettacolo che è pop come un moderno musical, colto come un opera lirica, e graffiante come il più attuale dei drammi politici.