La guerra di Troia è finita, gli Achei ritornano in Grecia. In questi dieci anni ad Argo, regno dell’assente Agamennone, la regina Clitemnestra ha intessuto una relazione con Egisto e maturato un odio sempre più profondo per il marito, responsabile della morte della figlia Ifigenia, sacrificata dal padre in cambio di venti favorevoli alle navi per salpare alla volta di Troia. L’arrivo di Agamennone viene celebrato con sfarzo e opulenza dalla regina, il re accolto con parole seducenti dalla moglie è invitato al piacere di un caldo bagno. Lì sarà il teatro della vendetta di Clitemnestra, che a colpi di scure uccide il sovrano. Agamennone è un predestinato, deve espiare la sua colpa e quella del padre Atreo, assassino dei figli del fratello Tieste, al quale vengono servite in pasto le carni dei bambini morti. Eschilo riprende il tema soloniano della giustizia che presto o tardi si abbatte sul colpevole, e l’Agamennone, prima parte dell’Orestea, la trilogia dedicata agli Atridi, con cui l’autore vinse le Grandi Dionisie nel 458 a. C., ne è un esempio fulgido.

Palazzo di Micene. Clitemnestra ha predisposto l’assassinio del marito. Agamennone arriva. Chiede un bagno caldo. L’acqua è già pronta. Il re parla alla moglie. Da fuori, ovazioni e tumulto generale. Si dividono il bottino. Il re racconta. Cassandra urla sulla scala di marmo. Le figlie vengono mandate nelle loro stanze. Il re ricorda. L’acqua del bagno si sta freddando. Il re “vede” quello che è accaduto nei dieci anni di guerra e anche quello che accadrà quando avrà varcato la porta del bagno. Agamennone permette infine a Clitemnestra di accompagnarlo. S’incammina verso la fine.