Crisòtemi è figlia di Agamennone e Clitemnestra, e sorella di Ifigenia, Elettra e Oreste. Durante i dieci anni dell’assedio di Troia, Crisòtemi vede la relazione adulterina della madre con Egisto e, al ritorno del padre, comandante dell’esercito greco rientrato vittorioso dalla guerra, assiste al suo omicidio per mano di Clitemnestra, che vendica così la morte della loro figlia Ifigenia, sacrificata dal padre agli Dei in ottemperanza al dettato dell’oracolo, onde ottenere venti propizi alla navigazione verso Troia.
Il temperamento di Crisòtemi è assai diverso da quello della sorella (è Sofocle nell’Elettra ad affermarlo): mite e obbediente, accetterà il nuovo assetto del Palazzo di Micene dopo l’assassinio del padre, subendo le accuse di viltà da parte della sorella decisa alla vendetta, senza mai però cessare di manifestarle affetto, invitandola alla prudenza e negando la sua complicità.

C’è più d’un indizio che indica quanto Crisòtemi sia simile a Estia, prima figlia di Crono e di Rea e sorella di Era e di Zeus, che ottenne dal fratello onori eccezionali per aver rifiutato di prender marito, votandosi alla castità, pur potendo scegliere fra Apollo e Poseidone, che la contendevano. Perciò, mentre tutte le divinità si muovono per il mondo, Estia (la Vesta dei Romani, dea del focolare domestico), rimane immobile al centro del banchetto degli Dei sull’Olimpo e la sua immobilità fa sì che la Dea, pur essendo onorata in tutte le case degli uomini e in tutti i templi, non svolga alcuna funzione nei miti, restando un fondamento astratto piuttosto che una divinità concreta. Come praticamente sconosciuta rimane la sorella di Zeus, Estia, centro religioso della casa e della dimora divina, così Crisòtemi, sorella di Elettra, cui è dedicato uno dei poemetti più corposi di Ritsos, è una figura quasi del tutto sconosciuta della saga degli Atridi, e dalla divinità pare tradurre il principio del suo umano carattere. Crisòtemi forse è tutti coloro che esistono senza lasciare traccia alcuna, eroi che nessuna cronaca tramanda, né Storia o poeta glorifica: gli invisibili, i trasparenti, gli insignificanti, i fragili, gli schiacciati dalla intraprendenza altrui, coloro senza azioni di cui andar fieri, i sognatori di una vita non vissuta, in una perenne era di guerra. Crisòtemi, “come un piccolo tocco sulla nuca”, è un gesto d’affetto alla piccola grandezza dell’inesistente.