ARIANNA A NASSO
Melologo per voce recitante e orchestra su libretto di Johann Christian Brandes

di Jiří Antonín Benda

GALLERIA NAZIONALE, Ala Nord
Complesso Monumentale della Pilotta

7 giugno, ore 20:00

con
Ensemble Attrici e Attori Fondazione Teatro Due
Davide Gagliardini, Teseo
Francesca Tripaldi, Arianna
Irene Paloma Jona, Voce dell’Oreade

Orchestra Europa Galante
Fabio Biondi, Violino
Andrea Rognoni, Violino
Stefano Marcocchi, Viola
Alessandro Andriani, Violoncello

luci Luca Bronzo

Nel panorama musicale del Settecento, Arianna a Nasso di Jiří Antonín Benda (1709-1786), su libretto di Johann Christian Brandes (1735-1799), rappresenta un raro e affascinante esempio di melologo, genere ibrido in cui parola e musica si intrecciano senza mai sfociare nel canto. Lontano dai fasti dell’opera italiana, questa forma teatrale dà voce all’interiorità dei personaggi affidando alla musica il compito di amplificare, contraddire o sostenere ogni sfumatura emotiva. Emblematica in tal senso è la testimonianza del giovane Mozart che, dopo aver assistito alla Medea dello stesso autore, il 12 novembre 1778, da Mannheim, scriveva al padre con entusiasmo:
«Niente mi ha mai sorpreso tanto! […] Sapete che non si canta, ma si declama – e che la musica è come un recitativo obbligato – talvolta si parla anche sulla musica, per cui si produce un effetto meraviglioso. Ciò che ho visto era Medea di Benda; egli ne ha composta un’altra, Ariadne auf Naxos; entrambe sono davvero eccellenti. […] le porto con me».

Composta nel 1775 e rappresentata per la prima volta a Gotha, Arianna a Nasso rilegge il celebre mito classico con una sensibilità nuova. Arianna, dopo aver aiutato Teseo a uccidere il Minotauro e a fuggire da Creta, approda con lui sull’isola di Nasso. L’eroe, combattuto tra riconoscenza e dovere, osserva la giovane dormiente, finché decide di partire in segreto. Il risveglio di Arianna, graduale e angoscioso, culmina nella scoperta dell’abbandono e nella disperazione. La trama è semplice, quasi immobile, ma carica di tensione psicologica. Tutto accade nel tempo del sentire.
La voce recitante guida l’ascoltatore all’interno dell’animo della protagonista, mentre l’orchestra evoca passioni e paesaggi interiori. Non è accompagnamento, ma un vero e proprio contrappunto emotivo, capace di dialogare con la parola e di amplificarne il senso. Benda compone una partitura essenziale ma intensa che anticipa lo Sturm und Drang e parla un linguaggio universale. La sua Arianna non è solo una figura mitologica, ma una donna abbandonata, ferita, viva, segnata da un dramma coinvolgente e umano.

Jiří Antonín Benda, violinista boemo e Konzertmeister alla corte di Gotha, fu tra i principali esponenti della riforma teatrale di area tedesca. Influenzato dalle teorie estetiche illuministe e dallo spirito preromantico, cercò nella musica una nuova via per esprimere le passioni, riducendo l’apparato decorativo e affidandosi alla forza della parola nuda. Il melologo diventa così un laboratorio drammatico, un’arte della misura in cui ogni nota e ogni pausa contribuiscono a scolpire l’emozione. In un festival dedicato alla ricchezza e varietà della musica barocca, Arianna a Nasso emerge come opera di transizione e rottura. Se il Barocco aveva teatralizzato l’emozione, Benda la interiorizza restituendoci un dramma essenziale, concentrato e potentissimo. Un teatro senza scena, ma che si svolge nel corpo stesso della voce e nei silenzi tra le parole. Un’esperienza d’ascolto che, ancora oggi, sorprende per la sua modernità e profondità emotiva.

ph. Laila Pozzo