AFFONDARE fino in fondo NEL LINGUAGGIO per coglierne risvolti inaspettati.”

Così risponde Enrico Bronzi, violoncello del Trio di Parma, a chi gli domanda il perché di una scelta come quella dei Trii di Dvořák.

Il primo concerto del progetto dedicato al compositore ceco, tenuto lo scorso novembre, ha entusiasmato il pubblico a tal punto che il complesso composto dallo stesso Bronzi, da Alberto Miodini e Ivan Rabaglia ha regalato un bis tutto particolare:

Franz Schubert, Trio in mi bemolle maggiore op. 100 per pianoforte, violino e violoncello D. 929, II movimento.

L’avete riconosciuto? Ma sì, sono le note che fanno parte della colonna sonora del film Barry Lindon di Stanley Kubrick. Il legame fra Dvořák e Schubert è molto forte, il compositore ceco ha studiato Schubert e a lui si è ispirato, vi riconosciamo la medesima sensibilità armonica, l’uso dell’alternanza maggiore/minore, scatti di umore improvvisi, tensioni inaspettate; proprio nel trio opera 100 avviene una cosa curiosa, come ci spiega Bronzi, perché Schubert attua un’operazione tipicamente dvořákiana: il tema di questo bellissimo andante era un canto popolare di origine svedese che Schubert aveva avuto il modo di sentire a Vienna, ma nel trio non riporta tutta la melodia, bensì l’atmosfera. Questo è un modo dvořákiano di impossessarsi del popolare, libero e poetico, non scientifico e filologico, che trova la sua più nota realizzazione nella sinfonia n. 9 in mi minore op. 95 Dal nuovo mondo (ascolta qui il IV movimento, Allegro con fuoco).

L’appuntamento per continuare a scoprire aspetti meno frequentati della musica di Dvořák è venerdì 11 gennaio 2013 ore 21.00 a Teatro Due quando ascolteremo il Trio n.1 in si bemolle maggiore op.21 e il Trio n.4 in mi minore op.90 Dumky.

P.S.: Dvořák è stato a sua volta oggetto di numerose rielaborazioni; per i più curiosi…. ascoltate qui….
Loro sono i Rhapsody of Fire, il brano si chiama The Wizard’s Last Rhymes. Vi ricorda niente?

G.