A Elisabetta Pozzi, che nella sua carriera d’attrice ha dato voce a molte eroine tragiche, viene data “carta bianca” per una nuova esplorazione dei più grandi ruoli femminili della classicità.
Cassandra, Clitennestra, Medea verranno raccontate con le parole della tragedia attica del V secolo a. C., contaminate da testi di autori contemporanei, fra cui Jean Baudrillard e Wislawa Szymborska. L’inascoltata veggente stuprata nel tempio di Atena e poi assassinata, la maga barbara tradita e dal cuore assetato di sangue, la moglie del re miceneo cui la Realpolitik ha sottratto la figlia e gonfiato il cuore d’odio fino all’omicidio del marito: tre donne che non accettano di essere vittime. Il mistero della loro forza ieratica e lontana unito alla sensibilità dell’io attoriale di una grande interprete promettono un’alchimia di forte impatto, mentre il dialogo che s’instaura fra le vicende narrate dai poeti tragici antichi e le riflessioni scaturite dagli autori contemporanei generano figure che camminano lungo i secoli e ci offrono un vissuto carico di stimoli e riflessioni sul potere, la vendetta, l’emarginazione.
Cassandra, Clitennestra e Medea – ha affermato la Pozzi – sono archetipi più che personaggi; figure che parlano dell’essenza e della purezza dell’animo umano e che indicano una strada di comportamento. Ci parlano da lontano proiettandoci verso un futuro assoluto.”
Scaturisce dalle parole antiche di Seneca, Eschilo ed Euripide, ma anche da quelle più vicine e contemporanee di Christa Wolf, di Jean Baudrillard, T.S. Eliott, Wislawa Szymborska, il disegno che Elisabetta Pozzi fa, con la collaborazione dell’autore e giornalista Massimo Fini, di Cassandra, l’eroina tragica destinata ad avere il dono della preveggenza, ma a non essere creduta per aver rifiutato l’amore del dio Apollo. Cassandra è l’emblema della lucidità, una donna capace di vedere il futuro conoscendo il passato e comprendendo il presente, un personaggio che parte dal mito ma che Elisabetta Pozzi porta all’oggi per indagare la nostra civiltà orfana di identità e il suo declino, proprio come avvenne ai troiani con il cavallo di Troia, dono fatale di cui Cassandra anticipò le nefaste conseguenze, restando inascoltata.