Chiave di lettura e di volta di Arcángel de sombra sono l’ascolto mistico della voce, la musica celeste incarnata nel canto umano della vita. L’incontro naturale tra dimensione umana e divina, che sono – comunque – fatte della stessa “carne” e si specchiano l’una nell’altra, cercando eroticamente di decifrarsi. Un Diwan, un Cantico amoroso che abbraccia tutte le dimensioni dell’Eros, non ultima quella presente nelle forme della natura.

Ci troviamo di fronte alla poetessa dell’aria e dell’immaginazione dinamica. La centralità dell’esperienza e dell’istante segnano questa poesia dell’amore, dell’unione profonda…che porta i chiari segni della concezione unitiva dell’esistenza. L’amore consiste innanzitutto nell’entrare in noi stessi, accedere ai più reconditi segreti del nostro essere. Così l’arcangelo, la sua luce, la sua voce e il suo silenzio sono i nostri – e nostre le sue ali – in una perpetua trasfigurazione. Tutto avviene nell’incontro tra anima e animus, nel loro bacio e nell’intreccio dei loro qalb – fu’dd – lubb (cuore profondo e recondito, per i sufi) che muta continuamente, nel furore sfavillante del nostro addentrarci in noi e nel mondo.

L’importanza del ritmo e del suono riemerge in queste pagine dalla concezione semitica tradizionale della parola melodica e sonora. Che cosa può voler dire ritrovarsi avvolti dalla musica di un libro di poesie, dalla voce della poetessa, dalle sue molteplici e identiche voci? Questo libro è nato dall’incantamento della poetessa per l’ascolto di una voce, e dallo “stato di grazia” reso possibile dalla solitudine e dalla malattia.

Janés attinge, come tutti i grandi scrittori, a molteplici fonti, alle quali ha tra l’altro ridato vita attraverso le sue pregevoli traduzioni poetiche dal francese, dal cecoslovacco (grazie a lei la poesia di Holan ha potuto essere amata in spagnolo), dal persiano (ha, tra gli altri, tradotto Rumi), dal turco… Tra i suoi amori letterari e filosofici piú fervidi troviamo i filosofi presocratici, Platone e Shakespeare, ma anche i Veda, Hafez, Rumi, Ibn ‘Arabi, Juan de la Cruz e Teresa d’Avila, poi Trakl, Jirˇí Orten, la poesia orientale antica e contemporanea, da Attar a Sepherí, Shamlu, Adonis. Nell’orfismo, nel platonismo, nello gnosticismo, nella mistica di tutti i tempi e le culture, con una tappa esistenzialista, fino al surrealismo (soprattutto quello di Cirlot, sulla cui poesia “combinatoria” Janés ha scritto un denso saggio: Cirlot, el no mundo y la poesía imaginal) Janés trova alimento.

Clara Janés è l’eccelsa esponente di una corrente sotterranea e “sempreverde” che vive, danza, disegna e canta la parola poetica, in uno sciamanesimo integrale dove la parola è cifra, velo, immanenza, profezia e amore, dichiarati dalle labbra di chi è ma ha la modestia di sapere di non conoscere… sempre. E come al principio.

Da Introduzione di Annelisa Addolorato a ARCANGELO D’OMBRA di Clara Janés, Crocetti Editore, 2005

BIO

Clara Janés è nata a Barcellona nel 1940, figlia del poeta Josep Janés.  Ha studiato Filosofia e Letteratura all’Università di Barcellona e Pamplona e successivamente Letteratura Comparata e Ceco alla Sorbona di Parigi. Vive da sempre a Madrid.

E’ una delle voci più rappresentative e affascinanti della poesia spagnola contemporanea. Ma la sua notevole produzione letteraria include anche racconti, biografie, saggi, autobiografie, racconti di viaggio e traduzioni. Quest’ultimo aspetto ha grande rilievo nella sua opera letteraria: negli anni si è dedicata in particolare alla poesia Ceca (tra tutti si ricorda la sua traduzione dell’opera di Vladimír Holan e Jaroslav Seifert), ma ha tradotto numerosi autori anche dal francese (Marguerite Duras, Nathalie Sarraute) e dall’inglese (Katherine Mansfield, William Golding). Recentemente i suoi interessi si sono rivolti alla poesia persiana, turca e cinese, muovendosi poi verso lo studio delle religioni antiche.

Clara Janés è attiva anche come editrice ed ha pubblicato diversi autori spagnoli; nel 2001 in particolare ha pubblicato una versione spagnola del volume di poesia di Johannes Bobrowski, con la traduzione di sua figlia Adriana. 

Clara Janés ha ricevuto numerosi premi e riconoscimenti per la sua poesia e per la sua prosa, nonché per la sua opera di traduzione: nel  1992 ha vinto il Turkish Tutav Foundation Prize; nel 1997 il Premio Nacional a la obra de un traductor; nel 2000 ha ottenuto il First Category Medal dalla repubblica Ceca; nel 1998 ha vinto il Premio Internacional de Poesía Ciudad de Melilla; nel 2002 ha ottenuto il Premio Jaime Gil de Biedma.

I suoi lavori sono stati tradotti in quasi 20 lingue, incluso, arabo, persiano e islandese.

Clara Janés fa parte dell’avanguardia della letteratura femminista spagnola che ha guadagnato rilevanza a partire dagli anni ’80 e si è riuscita a guadagnare un posto in una società, quella spagnola, particolarmente maschilista e cattolica.

Le sue poesie riflettono costantemente l’attenzione per la dualità del suo ruolo di donna e poetessa e fin dai suoi primi componimenti ('Las estrellas vencidas', 1964) il filone d’indagine della femminilità e dell’intimità è stato molto rilevante nella sua scrittura. La raccolta 'Kampa' (1986, scritta negli anni ‘70) è considerata uno dei nodi cruciali della letteratura erotica femminile ed è dedicato interamente alla Musa le cui poesie – dichiara lei stessa – cambiarono la sua vita: il poeta cecoslovacco Vladimir Holan; la seconda parte del libro è un poema cantato. L’indagine sul femminile e l’erotico prosegue in 'Eros' (1981) e 'Vivir' (1983), in un modo talmente esplicito e con un desiderio espresso così potentemente da indurre Rosa Chacel a definre la Janés una dei più grandi poeti d’amore della letteratura spagnola contemporanea. Nei suoi testi piu recenti la Janés esamina nuove varianti della relazione tra il femminile, il corpo, la sensualità e l’erotismo – ad esempio attraverso la connessione tra Eros e morte in 'Arcángel de sombra' (1998).

Tra i suoi libri di poesia ricordiamo anche: Las estrellas vencidas (Madrid 1964), Límite humano (Madrid 1973), En busca de Cordelia y poemas rumanos (Salamanca 1973), Libro de alienaciones (Madrid 1980), Fósiles (Barcelona 1987), Lapidario (Madrid 1988), Creciente fertíl (Madrid 1989), Ver el fuego (Madrid 1993), Rosa rubea (a cura di Mariarosa Scaramuzza, Roma 1995), Diván del ópalo de fuego (o la legenda de Layla y Machnún) (Murcia 1996), Rosas de fuego (Madrid 1996), La indetenible quietud (con incisioni di Eduardo Chillida; Barcelona 1998), El libro de los pájaros (Valencia 1999), In un punto di quiete (Fractales) (a cura di Mariarosa Scaramuzza e Stefano Raimondi, traduzione italiana di Cesare Greppi e Annelisa Addolorato, Milano 2000, in corso di pubblicazione in Spagna), La linea discontinua (traduzione italiana di Emilio Coco, Bari 2002), Paralajes (Barcelona 2002), Los secretos del bosque (Madrid 2002).