In un salotto tanto claustrofobico quanto surreale, invaso da pezzi di un televisore esploso, il regista libera i personaggi pirandelliani che si dimenano alla ricerca spasmodica di una futile verità: cosa si nasconde dietro al triangolo familiare composto dal Signor e Signora Ponza e dalla Signora Frola?

Commedia degli errori e degli equivoci, Così è (se vi pare) è una parabola in cui tragico e comico si fondono in una simbiosi grottesca. Il titolo di questa celeberrima commedia racchiude ironicamente una problematica molto cara a Pirandello: l’inconoscibilità del reale e la conseguente impossibilità di avere una visione unica e certa della realtà. Convinto che l’uomo non abbia una propria essenza a priori, ma diventi una persona solo sotto lo sguardo degli altri, Pirandello demistifica l’ipocrisia del suo e del nostro tempo, dando luogo ad un universo cinico, ma pervaso da un irresistibile umorismo.

 

Le dinamiche ossessive di un microcosmo, che si agita tra crudeltà e tinte grottesche alla ricerca di un senso, ci riportano inesorabilmente in un luogo molto più desolato e sconfinato nel quale l’uomo siede di fronte al nulla in attesa di una risposta sul significato del proprio essere al mondo. Nessuna risposta.

Se a questa visione pirandelliana della condizione dell’essere umano aggiungiamo la pericolosa strumentalizzazione che i mezzi di comunicazione attuano nei confronti della realtà, ecco che chiunque sia in possesso di strumenti mediatici di persuasione può a suo piacimento creare “verità”, sfruttando la nostra voracità di esseri umani desiderosi di aggrapparci a qualcosa che sia “vero” per continuare a vivere.

 

Alessandro Averone