DITTICO DELLA BUFERA

Tre sorelle / Il Gabbiano

Anton Čechov / Carmelo Rifici / Livia Rossi

SPAZIO GRANDE

IL GABBIANO
14 novembre

durata 165 minuti

TRE SORELLE
16 novembre

durata 165 minuti

MARATONA
(Tre sorelle + Il gabbiano)

15 novembre

IL GABBIANO

di Anton Čechov
riscritto da Livia Rossi
con il contributo di Giacomo Albites Coen, che ha scritto il brano interpretato da Nina nel primo atto

con (in o. a.) Giacomo Albites Coen, Alessandro Bandini, Matilde Bernardi, Silvia Di Cesare, Jonathan Lazzini, Marta Malvestiti, Alberto Marcello, Francesca Osso, Benedetto Patruno, Alberto Pirazzini

TRE SORELLE

di Anton Čechov

con (in o. a.) Catherine Bertoni de Laet, Silvia Di Cesare, Daniele Di Pietro, Ion Donà, Sara Mafodda, Marco Mavaracchio, Davide Pascarella, Benedetto Patruno, Roberta Ricciardi, Edoardo Sabato, Jacopo Squizzato, Emilia Tiburzi

a cura di Carmelo Rifici

maestri Tindaro Granata, Carmelo Rifici
maestro per le scene Daniele Spanò
maestra per le luci Giulia Pastore
maestri per il suono Brian Burgan, Federica Furlani
maestro per il palcoscenico Giuseppe Marzoli
regista assistente Ugo Fiore
training e movimento Leonardo Castellani
datore luci Giovanni Voegeli
scene realizzate da Matteo Bagutti presso il Laboratorio del LAC

produzione LAC Lugano Arte e Cultura
in coproduzione con Manifatture Teatrali Milanesi
partner di produzione Gruppo Ospedaliero Moncucco

esito del progetto di alta formazione teatrale di Carmelo Rifici

Carmelo Rifici torna a indagare due testi cecoviani che hanno segnato le tappe fondanti del suo percorso registico: Tre sorelle e Il gabbiano. Scritti a distanza di sei anni l’uno dall’altro, sono permeati di un legame viscerale, quasi si trattasse di fratelli: se Il gabbiano è il testo giovane, delle intuizioni, Tre sorelle è la più matura evoluzione. Per questa nuova produzione, Il gabbiano è stato riscritto dall’attrice e drammaturga Livia Rossi, che lo rilegge alla luce della storia recente mettendolo in dialogo con gli scritti di Anna Politkovskaja e Svetlana Aleksjievič, entrambe profondamente coinvolte nella narrazione della guerra, e con l’Evgenij Onegin di Puškin, opera fondante della grande letteratura russa ottocentesca.

Il Dittico della bufera apre una nuova fase di lavoro nel campo pedagogico di Rifici. È da intendersi come apertura verso un modo altro di immaginare percorsi con giovani interpreti che non prevede la forma finita di uno spettacolo. Che cosa significa per dei giovani lavorare oggi sul repertorio cecoviano mantenendo un dialogo vivo con la letteratura? Possiamo chiedere a Cechov di intervenire nella questione della Russia e nell’Europa di oggi? Ci siamo formati sulla grande letteratura russa, i suoi grandi autori sono da sempre territorio fertile nelle scuole di teatro. Che cosa cambia oggi alla luce delle terribili conseguenze di una guerra tra Oriente e Occidente?

Tre sorelle racconta la storia di Olga, Maša e Irina, tre sorelle della nobiltà russa che vivono in una piccola città di provincia, sognando di tornare a Mosca, simbolo di una vita più piena e significativa. Attorno a loro ruotano illusioni, amori infelici e delusioni esistenziali, mentre il tempo scorre e la speranza si affievolisce. Sotto l’apparente naturalismo della trama, nascosto dal tema della lotta delle classi sociali, si dipana un meccanismo perturbante, mosso dall’intimo, scandaloso desiderio dei personaggi di arrestare il tempo, nel tentativo di imprimersi nella memoria della Storia con l’immagine più edificante di loro stessi. Tutto, allora, dai più piccoli moti del cuore all’ultima sillaba pronunciata, diventa una lucida e autentica rappresentazione dell’umano. La lotta contro il tempo è per loro un fatto vitale, eppure c’è un’ironia beffarda, paradossale nel loro disperato dibattersi. Ma come si declina quel tentativo, negli attori che devono interpretarli? In che modo riverbera l’umano desiderio di uscire a ogni costo, e definitivamente, dal dominio della dimenticanza?

Carmelo Rifici

ph. Masiar Pasquali

“Il gabbiano è un dramma che ruota attorno a un gruppo di personaggi legati dal teatro, dall’amore e dall’insoddisfazione. Il giovane scrittore Kostja cerca di affermarsi con un teatro nuovo e ama Nina, un’aspirante attrice, che però si innamora del famoso scrittore Trigorin, legato alla madre di Kostja, la grande attrice di tradizione Arkadina. Intorno a loro si intrecciano passioni non corrisposte, ambizioni artistiche frustrate e disillusioni. Appena la si legge, l’opera di Cechov appare intoccabile, perfetta. Eppure, gli sconvolgimenti geopolitici che sta ora attraversando il mondo ne hanno di colpo esacerbato la distanza. I personaggi del testo hanno un forte legame con alcune città dell’Ucraina che ai tempi di Cechov era divisa tra l’impero zarista e quello asburgico e che ora sono dilaniate dalla guerra. Abbiamo cercato di mantenere una quasi totale aderenza al testo originale, lavorando solo su quelle battute che già aprivano squarci sulla storia recente, senza però voler essere mai del tutto espliciti sull’esatto momento in cui l’azione si svolge. Il tempo presente corre troppo rapido per poter essere catturato in una pagina, soprattutto durante un tragico conflitto, ancora in corso.”

Carmelo Rifici

ph. Masiar Pasquali