Se Anton Cechov è un anticipatore della contemporaneità teatrale, il suo capolavoro Gabbiano è una riflessione attualissima sul teatro, ma anche sulle relazioni tra le persone e su quello che chiamiamo amore.
La malinconia di specchiarsi in un lago è anche quella di chi si ritrova catapultato in un mondo, quello del teatro e della letteratura, che crea una forte attrazione ma anche una certa estraneità. E soprattutto è quel sentimento alienante che nasce nelle generazioni in contrasto, nelle liaisons dangereuse, nella convivenza forzata. La cornice è già comprensiva di tutto, come le rive di un lago di montagna: una villeggiatura, madri e figlie che si contendono la scena, scrittori giovani che sgomitano per emergere e farsi accettare, non senza contrasto, da chi già calca i red carpet. La risultante di questa curiosa ed insolita combinazione è che i personaggi cominciano a vivere delle proprie rappresentazioni, dimenticando la realtà (e l’onestà) e identificandosi nel riflesso di un lago, negli echi di un giardino, nella rifrazione di sentimenti che non trovano corrispondenza. L’innata dualità tra la volontà di volare alto e la gravità che tiene attaccati alla terra configura quest’opera “talmente semplice da far paura”, in una regia moderna che cerca proprio nel conflitto la sua ragion d’essere.

Gabbiano di Anton Cechov con la regia di Carmelo Rifici sarà sul palco di Teeatro Due giovedì 18 e venerdì 19 febbraio alle ore 20.30

Qui sotto una gallery dello spettacolo (le immagini sono a cura di Thinking Monkey Digital Art)