locandina george dandin le moli 2001
george dandin le moli 2001
george dandin le moli 2001
george dandin le moli 2001
foto Tommaso Le Pera

George Dandin è una delle più enigmatiche e misconosciute opere di Molière. Infatti, nessun altra commedia molieriana ha sofferto come questa, non già dei giudizi negativi, ma del più negativo dei giudizi, che consiste nel non essere riconosciuta per quello che è. Chiamato a scrivere quest’opera dal Re Sole per i festeggiamenti che si dovevano tenere a palazzo per la vittoria ottenuta dal Condé contro la Spagna e i suoi alleati della Triplice, trionfo che – consacrato il 2 maggio 1668 dalla pace di Aquisgrana – consegnava alla Francia le Fiandre meridionali, Molière si mette al lavoro per quello che sarebbe stato chiamato Le Gran Divertissemente royale de Versailles. Sarebbero venuti a Versailles il Nunzio Apostolico, gli Ambasciatori di Venezia e del Piemonte, i cardinali di Vendôme e di Retz, e tutto il bel mondo. Un evento di cui parlarono anche i giornali.
Molière prende la vicenda da una sua vecchia farsa, una di quelle che egli recitava in provincia negli anni dell’apprendistato e nel primissimo periodo parigino, La gelosia dell’impiastricciato, e la rielabora apportando significative modifiche. In primo luogo, reduce da un avere propria conversione formale, abbandona il verso e, con rare accezioni, d’ora in poi scriverà solo opere in prosa; altra novità è la costruzione, intorno alle vicende dello sfortunato protagonista, di un intero universo sociale, un mondo nel quale l’infedeltà della moglie è considerata una sorta di diritto acquisito. La vicenda, infatti, narra di Dandin, un contadino arricchito che ha avuto la malaugurata idea, spinto da un’ingenua ambizione, di sposare una damigella nobile salvando la famiglia della sposa del fallimento economico. Ovviamente ne ottiene inevitabili corna, ma quel che è peggio è che non ha nemmeno la possibilità di dimostrarlo. Essendo di una classe inferiore, Dandin subisce la forza dell’influenza sociale, che è tale da divenire convinzione interiore e vincere l’evidenza della verità.
Ed è qui che la farsa, come nelle cose più alte di Molière, sembra realizzare una volontà fatale: Dandin ha torto per principio ed è impossibile che gli riesca di uscire dal labirinto in cui si è cacciato; anche se scoprisse Angelica a letto con Clitandro avrebbe torto ugualmente e avrà sempre torto fino alla fine dei tempi. In scena, dunque, il piacere barbaro di accanirsi contro un povero diavolo, piacere che raggiunge il massimo della crudeltà quando Dandin è costretto, alla fine, ad inginocchiarsi e a richiedere perdono ai suoi stessi aguzzini.
Nell’allestimento di Le Moli, gli interpreti di questa satira, a suo tempo necessariamente accusata di immoralità, si aggirano in una scenografia che riprende un esterno con sul fondo la parte frontale di una casa, e tutto illuminato solamente dalla luce di numerose candele, proprio come ai tempi di Molière.

GEORGE DANDIN, di MOLIÈRE

streaming dal 20 al 22 novembre 2020 

RASSEGNA STAMPA

foto Tommaso Le Pera