Giovedì 21 giugno ore 16.30
Palazzo del Governatore – Auditorium
Lectio Magistralis di Ezio Savino
a cura di Nicola Crocetti
in collaborazione con Teatro Festival – Fondazione Teatro Due
I greci antichi non furono solo gli artefici e i pionieri della poesia seria ed eccelsa: l’epica di Omero, la lirica di Saffo e di Pindaro, il dramma di Eschilo e di Sofocle. Innamorati della vita, appassionati di giochi e divertimenti, pronti a spremere da ogni attimo il succo del godimento, i greci svilupparono anche il lato ludico della poesia. Nel prologo del suo poema-capolavoro, «Le Origini», Callimaco (il più importante poeta ellenistico) teorizzò una nuova forma di ispirazione. Il cantore doveva abbandonare la sontuosa cattedrale in solenni esametri, l’interminabile saga degli eroi e degli dei di un tempo, grandiosa e potente, ma primitiva e poco raffinata. «Grande libro, grande male», sentenziò Callimaco. Il suo modello era innovativo: la poesia come cesellato gioco di allusioni, sfolgorante, adatta a un pubblico di colti intenditori, pronti ad assaporare il sublime enigma della citazione nascosta, del riferimento erudito ma, al tempo stesso, carico di significati. I suoi seguaci lo presero alla lettera: inventarono la poesia-giocattolo. I versi erano disposti sulla pagina in modo da raffigurare oggetti e forme particolari, pur conservando l’esattezza della scansione metrica consacrata dalla tradizione. Teocrito con la sua Siringa, Simia di Rodi con la sua Ascia bipenne, Dosiadas con il suo Altare crearono la divertente e sceltissima poesia figurale, che ebbe vasto seguito nel rinascimento europeo e nella poesia moderna. Nella conversazione «La poesia come raffinato divertimento» verranno presentati in una nuova traduzione i pezzi più pregiati di questa collezione di gioielli antichi in versi. Nel solco dei maestri greci, anche i latini «giocarono» con la poesia. Ne sono documento gli elegantissimi e ironici epigrammi di Marziale, di cui saranno discussi alcuni esempi significativi. In questa prospettiva, la poesia apparirà come gradevole antidoto non solo alla grezza monotonia dell’esistenza, ma anche alla vecchiaia e alla morte. – Ezio Savino
Ezio Savino
Nato a Milano nel 1949, traduttore e saggista, è docente di materie classiche nei licei e collaboratore dell’Università Cattolica di Milano in qualità di formatore. Ha tradotto gli scritti di Tucidide, tutte le tragedie di Eschilo, il teatro di Sofocle, i testi di Aristofane, alcuni dialoghi di Platone e i versi di Saffo, Alceo, Anacreonte e Archiloco. Ha curato un’antologia di traduzioni dai poeti latini e greci e nei “Meridiani” Mondadori (1990) ha pubblicato in due volumi l’edizione italiana della Letteratura greca della Cambridge University. In campo saggistico si è occupato del “sacro” in Preghiera e Rito nella Grecia Antica (Mondadori 1986). Savino ha inoltre pubblicato per la scuola testi manualistici di lingua greca e commenti ai classici e, in collaborazione con L. Barbero, ha redatto Leggere i Classici Greci, antologia in tre volumi della letteratura greca (Mursia 1993).