Chi sono Aiace, Fedra e Agamennone? Chi sono per Ritsos, chi sono per noi, oggi? Nell’allestimento del vasto progetto scenico (Quarta dimensione), dedicato al poeta che debutterà il prossimo sabato a Teatro Due (fino al 7 dicembre), li ritroveremo in una sorta di “teatro abbandonato”, tra le opere di Luca Pignatelli,  dove sembrano vivere da prima, da sempre, e dove lo spettatore è introdotto tra i lacerti delle loro Storie. Cinque le opere dell’artista (San Lorenzo, Testa Femminile, Lotta, Pompei, La Battaglia di Lepanto), che da ieri sono collocate nello spazio scenico, a costruire una dimensione altra, la Quarta, che dà il titolo alla raccolta e al progetto.

La sintonia tra i due artisti, così lontani per biografia ed esperienze, che li ha condotti a risultati sorprendentemente simili, scaturisce dal medesimo sguardo sul mito, una dimensione eterna non riproducibile se non attraverso le lacerazioni che il tempo ha scavato: dalla realtà quotidiana si riattivano i segni di un passato che attraversano la stratificazione del tempo.

Nato a Milano, dove vive e lavora, nel 1962, Luca Pignatelli eredita la passione per l’arte dal padre Ercole, pittore e scultore; conduce gli studi di architettura presso il Politecnico di Milano, materia che determina il suo personale approccio alla pittura. Il suo stile viene definito dalla critica come “realismo visionario”: le sue opere si manifestano come apparizioni della memoria sul Presente, attraverso stratificazioni impresse su teloni d’epoca e alla compresenza di elementi e forme ascrivibili ad epoche diverse, seguendo l’idea della crescita sedimentaria della Storia.

Pittore in grado di affrontare la sfida delle grandi dimensioni, Pignatelli lavora infatti di norma su supporti anomali e già di per sé pittorici, teloni di canapa, legni e ferri, carte assemblate, sui quali interviene sovrapponendo il repertorio delle sue immagini, una sorta di catalogo dove compaiono mezzi meccanici, navi, aeroplani, paesaggi metropolitani, reminiscenze dell’antico rappresentate dai resti di statue e oggetti. Le tele sono quelle dei convogli merci che correvano lungo le strade ferrate dell’Europa, ricucite e rattoppate, lacerate dai tragitti continui ma che congelano la storia e aprono squarci ad altri viaggi verso i mondi dell’arte.

La sua poetica include la fotografia come urgenza di utilizzare la citazione di altre icone appartenute a un passato aureo. Le monumentali sculture degli imperatori romani, le bighe trainate dai i cavalli, decontestualizzate e riproposte sulle tele lavorate con tecniche e soluzioni diverse, diventano parte importante della sua iconografia. Le immagini dei suoi quadri vivono così su un campo fatto di dislivelli e sobbalzi, di trame interrotte e pianure di colore. La sua ricerca artistica è sospesa tra la fascinazione archeologica e l’esplorazione del mito e la a sua pittura vive tra lo sguardo ammirato e struggente della classicità e gli elementi mitici del contemporaneo.

L’opera di Luca Pignatelli conosce una risonanza di portata internazionale sin dagli anni ’90. Nel 1991 si tiene la sua personale londinese al Leighton House Museum, preceduta dalla sua partecipazione al Premio Michetti; nel 1996 espone presso la Galleria Poggiali e Forconi; nel 2000 vince la prima edizione del premio Cairo Communication, nel quale è stato anche finalista nel 2002. Ha partecipato alla Fiera di Basilea, ha esposto negli Stati Uniti a San Francisco e New York; nel 2003, a seguito di altre manifestazioni espositive e premi, è stato tra gli artisti inseriti dell’Esposizione Internazionale d’Arte Biennale di Venezia, e in seguito anche nel 2009; ha esposto presso il MART di Rovereto, il Palazzo della Promotrice di Torino e l’Academie Royale de Belgique.

Recentemente la sua opera “Pompei” (2014), cardine della mostra curata da Achille Bonito Oliva, allestita a Napoli al Museo di Capodimonte (conclusasi con successo nei mesi scorsi), è stata inserita nella collezione permanente del museo partenopeo, a fianco di alcuni fra i più significativi artisti internazionali, da Alberto Burri a Andy Warhol.

Tra le sue personali più recenti si ricordano anche: Istituto Nazionale per la Grafica, Roma (2011); Galleria Poggiali e Forconi, Firenze (2010); MAMAC – Musée d’Art Moderne et d’Art Contemporain, Nizza (2009); Museo Archeologico Nazionale di Napoli (2008); Teatro India di Roma (2007); Annex Plus-White Box e Ethan Choen Fine Arts, New York (2004); Galerie Daniel Templon, Parigi (2005); Galerie Mudimadue, Berlino (2004); Generous Miracles Gallery New York (2004). Tra le numerose mostre collettive sono da ricordare: Galleria dell’Accademia, Firenze (20014); Palazzo Chiablese, Torino (2014); Museo MAXXI, Roma (2010); Miami Biennale (2010); ed ancora: Shangai, Losanna, Milano, Roma, Strasburgo, Tokyo, Beirut.

(fonti: artribune.com; Michele Bonuomo, Luca Pignatelli Off Paper, Edizioni M77, Milano – 2014).