Il celebre testo di William Shakespeare viene portato in scena dalla neonata Shakespeare Popular Kompany, diretta da Valerio Binasco, composta da giovani attori sulla scia del successo del Romeo e Giulietta, prodotto dal Teatro Eliseo nel 2011. Il proposito è quello di mettere in scena ogni anno un classico, con la motivazione di continuare ad offrire al pubblico grandi testi, in un momento in cui la crisi sta direzionando il teatro sempre di più verso la messa in scena di spettacoli di piccole dimensioni.

In questa attesissima Tempesta Valerio Binasco, pluripremiato regista e attore, una delle figure più rappresentative del teatro e del cinema italiani, è regista e interprete del ruolo di Prospero. Dopo la direzione del Teatro Stabile delle Marche e tre anni nel ruolo di consulente artistico del Teatro Eliseo, Binasco ha deciso di seguire una strada libera e coraggiosa: quella di mettere in scena i testi che più hanno motivato la sua professionalità teatrale, includendo fra questi La tempesta. E’ questa una delle pièce più ‘magiche’ di Shakespeare, appartenente alla sua ultima fase creativa, quella dei ‘romances’, in cui rielabora in dimensione mitica e sacrale le grandi tematiche delle tragedie e commedie precedenti, a partire dalla lotta intestina per il trono – qui quella di Prospero, il legittimo Duca di Milano fatto esiliare dal fratello Antonio sull’isola misteriosa, dove si rincontreranno dopo il naufragio e la Tempesta -, a quella del teatro nel teatro – e infatti è questo uno dei pochi casi in cui il Bardo rispetta le tre unità aristoteliche – e a quella degli scherzi e incroci amorosi che sono sempre rivelatori di altro – come accade a Miranda, figlia di Prospero, e Ferdinando, figlia del Duca di Napoli amico del fratello usurpatore Antonio.

La Tempesta è uno dei testi più misteriosi e affascinanti del teatro mondiale. Gran parte del suo fascino dipende proprio dal suo mistero. Cercare il bandolo della matassa è inutile; è molto meglio puntare dritti al cuore della matassa, e perdersi. Qual è il cuore de La Tempesta? Per me è un dramma (malinconicamente) giocoso sulla fine della civiltà, sulla fine della vita e sulla fine delle cose in generale. Che c’è solo da comprendere. E comprendere non è perdonare. È arrendersi. Alla fine, resterà solo l’eroismo degli arresi. E Prospero, con fatica, si arrende. Anche se – dicono- ha vinto.

Valerio Binasco