Solida esperienza e grande bravura, Raffaele Esposito e Emanuele Vezzoli sono i protagonisti di Gioventù senza Dio, l’ultima produzione di Fondazione Teatro Due, tratta dall’omonimo appassionante romanzo di Ödön von Horváth.
Diplomati alla scuola del Piccolo Teatro di Milano, hanno entrambi alle spalle carriere luminose; Vezzoli, classe ’58, si è diplomato in epoca Strehler e ha recitato come protagonista diretto da grandissimi del teatro come Zeffirelli, Calenda, Ronconi, Servillo, con incursioni nel cinema, accanto a Antony Hopkins e Jessica Lange in Titus di Julie Taymor, e in televisione dove l’abbiamo visto in molte fiction di successo.

Altrettanto ricca e positiva è l’esperienza di Raffaele Esposito, soprattutto accanto a Luca Ronconi per il quale, da dopo il diploma nel 2002, ha recitato molte volte in ruoli da protagonista.
Proprio a Emanuele Esposito Walter Le Moli ha affidato la parte del professore di una classe di liceo nella Germania degli anni ’30, l’io narrante di un percorso di lucida conoscenza e discesa negli inferi della follia nazista, “Il romanzo mi ha catturato per l’incredibile modernità del linguaggio e per la grande capacità di raccontare in poche pagine un percorso di conoscenza profondo e completo” racconta Raffaele Esposito.
Il testo è strutturato come un dialogo platonico nel quel il professore, attraverso l’incontro di figure che si fanno via via più mistiche (interpretate da Emanuele Vezzoli), avanza nel suo percorso di accettazione della realtà. Il finale non sarà risolutivo, né edificante: il professore non si ripulirà di tutte le scorie uscendo vincitore, ma riuscirà a guardare il buio profondo dentro sé stesso e nonostante manifesti inizialmente una forte etica sociale e umana, finirà col mettere fuori dalla finestra la bandiera Nazista accettando l’arrivo del male come un passaggio necessario. Prima di andare in scena penso sempre a Horváth che quando ha scritto il testo aveva su per giù la mia età, e che scriveva queste parole mentre sotto la finestra di casa sua passavano gli squadroni nazisti. Gioventù senza Dio è un testo sulla viltà e il suo contrario, cioè sul coraggio e la responsabilità, e mi sembra che l’autore ne avesse da vendere…” conclude Esposito.
Horváth è un autore estremamente interessante e affronta in maniera intelligente temi molto attuali – prosegue Vezzoli – ma li tratta senza angoscia né pesantezza, anzi con una scrittura avvincente. Dal punto di vista attoriale mi ha stuzzicato la possibilità di poter mettere sulla scena tanti personaggi in un unico spettacolo, tutti gli incontri del professore: figure di spessore ed intensità crescente che più che personaggi, sono funzioni, raccolte però in una sorta di alter ego, come se il professore incontrasse sempre se stesso alla fine della propria esistenza. Funzioni quindi fondamentali per la conoscenza ultima. Io penso che il nostro sia un mestiere nobile e con una funzione sociale e civile, per questo credo sia necessario partecipare a progetti che dicono qualcosa di serio, di utile. Nel mio percorso personale vado alla ricerca di questa componente impegnata (suo lo spettacolo Ocean terminal tratto dal romanzo di Piergiorgio Welby che il Teatro Due ospiterà i prossimi 11 e 12 aprile 2014), per questo mi son trovato subito in armonia con il progetto di Walter (Le Moli) e con Raffaele (Esposito).” “A guidare il lavoro – prosegue Esposito – è stata la condivisione di una curiosità intellettuale molto vivace rispetto al materiale testuale e linguistico. Walter non ci ha mai trasmesso l’ansia di raggiungere delle soluzioni formali di messa in scena.

Intervista a cura di Michela Astri