di Giacomo Leopardi con Roberto Abbati, Paolo Bocelli, Giovanni Buldrini, Ilenia Caleo, Cristina Cattellani, Laura Cleri, Maria Chiara Di Stefano, Andrea Fugaro, Andrea Narsi, Ivan Olivieri, Tania Rocchetta, Chiara Tomarelli, Alessandra Tomassini.

Credo che Giacomo Leopardi abbia conosciuto uno strano destino nell’ambito della civiltà letteraria italiana: la sua è stata spesso considerata una grandezza scomoda, da tollerare. Anche questo, tuttavia, è un segno dell’influenza del poeta sulla nostra cultura, dell’evoluzione di pensiero determinante che ha innescato e che non può non avere interesse anche dal punto di vista del teatro… Ci sono poi due ragioni specifiche che mi hanno spinto a lavorare su Leopardi. La prima è legata al concetto di imitazione. Mi ha sempre colpito il fatto che il poeta parlasse delle sue traduzioni come di “imitazioni” di un’opera in una lingua diversa dall’originale. Trovo molto stimolante applicare l’idea di “traduzione come imitazione” al lavoro dell’attore. Il secondo motivo è legato alla dimensione linguistica, che per me mantiene un rapporto fortissimo con il teatro. I nostri attori troppo spesso sono costretti a lavorare su traduzioni, e raramente capita loro di confrontarsi con un laboratorio linguistico genuinamente italiano. Il linguaggio leopardiano, uno dei più ricchi che la nostra letteratura abbia espresso, offre questa possibilità e costituisce un banco di prova straordinario per un attore. Claudio Longhi Regista abituato a muoversi al confine fra letteratura e teatro, Claudio Longhi affronta ora la suggestione sempre viva della scrittura poetica leopardiana, coniugandola con il rigore del pensiero morale e filosofico del recanatese. Inquadrati in una più ampia inchiesta sui rapporti tra Leopardi e la cultura del Settecento, i materiali tratti dai Canti, dalle Operette Morali e dallo Zibaldone prendono forma drammaturgica partendo dallo spunto offerto da uno scritto civile del poeta, il Discorso sopra lo stato presente dei costumi degl’Italiani, che ha riacceso negli ultimi anni l’interesse della critica per la sua sorprendente attualità. Una riflessione lucida e a tratti caustica sulla società contemporanea, senza perdere di vista l’universalità e l’inesauribile ricchezza semantica della produzione di Leopardi.

luciClaudio Coloretti

Spazio scenico e costumi di Daniela Alberti

produzione
Fondazione Teatro Due
Fondazione Teatro Stabile di Torino

si ringrazia per la collaborazione Fondazione Teatro Regio di Torino