Uscito dalla penna di Duncan Macmillan, drammaturgo e regista inglese della nuova generazione di scrittori, attivo tra teatro, radio, tv e cinema, vincitore di diversi premi tra Inghilterra e Stati Uniti, LUNGS, prodotto da Fondazione Teatro Due è interpretato dai giovani e talentuosi Sara Putignano e Davide Gagliardini, con la regia di Massimiliano Farau.
Ritratto attuale e ironico di una storia d’amore qualunque, divertente e commovente, Lungs dà voce alla coppia contemporanea, ai problemi contingenti e universali di una generazione per la quale l’incertezza è un modo di vivere, partendo dalla domanda se avere o meno un bambino. Ne parliamo con Massimiliano Farau.

Cosa significa Lungs?
“In italiano significa polmoni. Un titolo che fa riferimento al respiro, alla sorgente prima della vita, e anche alla capacità polmonare dei due personaggi che in scena portano avanti un dialogo forsennato, con battute lunghe anche una pagina stampata. La drammaturgia di Lungs riproduce esattamente l’immediatezza del parlato con i tipici inceppamenti, le incertezze, le ripetizioni e quella sorta di self-editing che si fa in automatico mentre si chiacchiera: si torna indietro e ci si corregge… L’effetto finale è estremamente naturale, iperrealistico, direi, si ha costantemente la sensazione che gli attori stiano improvvisando, mentre in realtà il testo è molto preciso, un dialogo vivacissimo in cui le voci spesso si sovrappongono.“

Cosa l’ha colpita in questo testo?
Come l’autore stesso ha dichiarato, Lungs risponde all’idea di dramma come “live decision-making”, come “processo decisionale dal vivo”. Scrive ancora MacMillan: “Sì, certo, noi siamo interessati alla scena, ai personaggi e alla storia, ma in realtà quello che vogliamo vedere momento per momento sono personaggi che prendono decisioni difficili nel corso del tempo”. Io trovo che questa idea di teatro generi un’esperienza viva nello spettatore che, attraverso un rapporto empatico con il processo decisionale dei personaggi, viene sollecitato a mettere continuamente in discussione, ‘a caldo’, le proprie convinzioni e i propri punti di vista. Accanto alla scrittura e alla drammaturgia, l’altro grande punto di forza del testo sta nel tema, cioè la capacità di raccontare il rapporto con il nostro tempo, la grande preoccupazione per il destino del pianeta. Ma soprattutto l’interrogativo che pone all’individuo è sulla “capacità di amare” e investire su un’altra persona.
La struttura del testo, con una vertiginosa impennata temporale, dà la possibilità di raccontare l’arco di una vita intera e di dare forma allo struggimento che si prova quando si guarda il passato e le scelte fatte, un’accelerata che crea un orizzonte d’amore.

Al grande realismo del testo fa da contrappunto una scena nuda, quasi astratta…
“Quando ho letto Lungs per la prima volta, mi ha colpito questa didascalia: La commedia deve essere recitata senza scene, effetti di luce, senza azioni mimate, senza cambi costume, senza suoni che indichino passaggi temporali o spaziali etc..
Questa indicazione mi ha subito affascinato insieme alla forma del testo, cioè una struttura che consente salti continui nello spazio e nel tempo.
L’assenza di scenografie realistiche o costumi segue la precisa intenzione di sottolineare la relazione nello spazio di questi due personaggi, ciò che importa è la storia della loro conversazione, il dialogo di una vita. Per la scena ho voluto un spazio indaco, un colore che ha la capacità di astrarre, di far pensare al cielo, a un contenitore in cui i personaggi si possano stagliare in confronto a temi assoluti; o, se vogliamo, può far pensare al blue screen, sempre più usato al cinema e in TV, solo che qui le immagini che devono far da sfondo agli attori non le fornisce la post-produzione digitale, ma l’immaginazione degli spettatori.
I salti spazio temporali sono risolti con una relazione fisica portata all’essenza, ho usato la massima astrazione, che dà assolutezza. Il sostegno di qualsiasi elemento descrittivo sarebbe stato superfluo, la scenografia è verbale”

Macmillan ha scitto Lungs solo nel 2011, e il testo è già stato rappresentato con grandissimo successo sia in Inghilterra che negli Stati Uniti. Non è infrequente che all’estero drammaturgie contemporanee diventino dei “best seller” teatrali, mentre in Italia non succede lo stesso. Perché?
In Italia il teatro è di regia e i pezzi forti sono sempre i classici. In altre parti del mondo invece si porta avanti una precisa politica di formazione autoriale. Un esempio su tutti è il Royal Court a Londra, che ha autori fissi che vengono formati nel tempo e che quindi hanno diverse opportunità di essere rappresentati. In Inghilterra il teatro è percepito come il luogo in cui raccontare la realtà, in cui dibattere e interrogarsi e Lungs ne è un esempio brillante.

Intervista a cura di Michela Astri