MEDEA

drammaturgia Elisabetta Pozzi

con Elisabetta Pozzi

musiche Daniele D’Angelo

spazio scenico Matteo Patrucco

luci Luca Bronzo

regia Andrea Chiodi

Spazio Grande

4 e 5 aprile 2017, ore 20.30

Acquista il biglietto

Medea è una figura che esce dall’antichità e ci pervade per il suo essere profondamente moderna forse perché alla base della sua vicenda resta sempre potente il dramma della diversità in senso lato e la difficoltà di accettare lo straniero.

Per restituire la complessità di questo personaggio, la maga straniera portatrice di valori arcaici, tradita dal marito e rifiutata dalla razionale civiltà greca di Corinto che ne ha fatto un capro espiatorio, Elisabetta Pozzi e Andrea Chiodi hanno attraversato tutta l’immensa letteratura a lei dedicata, dal primo all’ultimo testo: da Euripide ad Heiner Müller.

“Forse il cuore della tragedia greca sta proprio in Medea, la donna, la sposa, l’amante, la maga e la madre. Donna come le grandi eroine tragiche, Sposa di Giasone condizione dalla quale muovono tutte le azioni della tragedia, Amante e quindi mossa da grande passione, Maga e quindi diretta discendente delle divinità, Madre e per questo così attaccata alla sorte dei figli. Tutto muove dall’incontro-scontro tra i vari corpi di Medea, tra i vari impeti di Medea, tra la sua passione e il suo volere, dove la passione è più forte del volere – racconta il regista Andrea Chiodi. So bene quali mali sto per compiere – dice Medea – ma la passione, che è causa per gli uomini delle sventure, è più forte di ogni mio volere”.

Una donna dunque che agisce con impeto e con passione ma non per questo incapace di pensieri lucidi e meditati, una donna in bilico tra l’amore e la sapienza, dove l’amore ha un ruolo però primario, motore che fa muovere tutta la tragedia e tutto il suo percorso.

Cipride effonde miti brezze, inviando compagni alla Sapienza gli Amori, coadiutori di ogni virtù. Così dice la tragedia e sarà proprio questo stare in bilico, questo riflettere tra Sapienza e Amori – prosegue Chiodi – da cui partirà il nostro incontro con l’eroina di Euripide, una Medea la nostra che partendo dall’amore per Giasone arriverà all’atto estremo, l’uccisione dei figli, come un rito dal quale non poteva fuggire, un gesto estremo ma così carico di significati. E così da Apollonio Rodio, a Müller, alla Woolf, passando per Bellini, si dipanerà tutto il racconto come descritto e scritto da Euripide.”

VEDI ANCHE