Dovremmo rivendicare, nel nome della tolleranza, il diritto a non tollerare gli intolleranti.
Karl Popper
Che c’azzecca – si potrebbe chiedere – un gruppo tedesco che canta, fra l’altro, Funiculì Funiculà, con la tolleranza?
Ci sono momenti nella storia in cui la stupidità umana raggiunge livelli imbarazzanti. Uno di questi è stato senz’altro quando, nel 1933, si è forgiato il concetto di entartete Kunst. Il fine era promuovere l’arte ariana e vietare tutti i contributi artistici (non solo contemporanei) ritenuti non allineabili con il “programma” del nuovo regime. L’impoverimento culturale che ne seguì è impressionante. Sotto la mannaia della censura nazista cadde anche una giovane, brava e famosissima formazione di cinque cantanti e un pianista, i Comedian Harmonist; due degli artisti erano di religione ebraica, mentre un altro era ebreo d’origine. Agli occhi del Gabinetto per la Cultura del Reich, il fatto che metà dell’Ensemble fosse circoncisa valeva molto di più, evidentemente, del successo dei loro dischi incisi per Electrola o le fortunate tournée internazionali, che portano il gruppo, tra l’altro, in Italia e negli Stati Uniti d’America. I componenti ebrei si videro costretti ad emigrare in Austria prima e, ad Anschluss avvenuta, in Australia e negli States poi, costringendo il gruppo a sciogliersi.
Per chi fosse interessato alla vicenda dei Comedian Harmonist, nel 1997 Joseph Vilsmaier ha girato un bel film (ai cui dialoghi in italiano ha messo mano Moni Ovadia) che ripercorre la vicenda dell’Ensemble, fino allo scioglimento.
Ereditando lo stile della formazione originaria e, al tempo stesso, marcando la comune provenienza berlinese fin dal nome del gruppo, l’ironia e la bravura del gruppo degli anni ’30 rivive oggi nelle voci dei Berlin Comedian Harmonists: Holger Off, Ralf Steinhagen, Olaf Drauschke, Philipp Seibert, Wolfgang Höltzel e il pianista Horst Maria Merz saranno a Parma, al Teatro Due, il 27 e il 28 gennaio 2012 alle 21.
Al di là della bellezza dello spettacolo e della bravura dei cantanti, la vicenda dell’Ensemble tedesco ci permette di riflettere su aspetti che forse non avremmo immaginato di toccare; mi riferisco alla tolleranza, all’accettazione della diversità degli altri e alla ricchezza che viene dal confronto con culture diverse. Tutto questo, condito da un mix raffinato di musica appartenente ai generi più disparati, che permette ai Berlin Comedian Harmonists di mantenere la vocazione all’internazionalità già propria dei loro “antenati”; dalla Germania ai Mari del Sud, dalla Svizzera al Lussemburgo, dall’Australia all’Italia, la loro musica scalda le platee e rende vita e giustizia alla formazione originaria.
G.