Interrogandosi sulla perdita di novità e forza espressiva della poesia contemporanea, sulla “crisi del verso libero”, Vaghenas riscontra nella mancanza di padronanza della tecnica da parte di molti autori uno dei problemi principali della lirica odierna. Senza tecnica e senza conoscenza del passato non può esserci avanzamento e padronanza degli strumenti. La risposta sta secondo Vaghenas nella “riconsacrazione” della parola poetica, non riproducendo semplicemente le forme del passato ma interagendo con esse, riattivandole e preservando alcuni cruciali aspetti, come la rima. Allo stesso tempo è importante aprirsi alle nuove possibilità ritmiche del verso libero: una poesia europea, nuova ma in grado di guardare all’antico, da un punto di vita formale e da un punto di vista tematico, utilizza i riferimenti alla tradizione letteraria e artistica greca ed europea e li tratta con leggerezza e autonomia, raffinatezza e ironia. Quella di Vaghenas dunque è una poesia intima, confessionale, che vive di un pessimismo sarcastico ed ironico, con riferimenti al passato e ai miti dell’antica Grecia.

Importante è anche comporre in una lingua quotidiana, descrivendo fatti ed eventi comuni, condivisi, pur esprimendosi attraverso forme della tradizione letteraria commissionate a nuove modalità espressive, dialogando con il passato ma conservando la freschezza e l’ironia del presente. La rima dunque non è solo un modo di indulgere sulla forma e compiacersene, ma uno strumento poetico nuovo, raffinato e sorprendente, che può rompere il rigore dell’impianto strofico, mantenendo un’atmosfera poetica forte. Temi centrali della riflessione di Vaghenas sono da un lato il vuoto, lo zero, l’assenza; dall’altro l’amore, la gelosia, l’eros, la passione, l’attesa, l’abbandono. Anche il tempo, la decadenza e la morte, la tristezza, il Nulla, l’ansia per una vita altra sono temi cari al poeta, che vive la poesia come un rifugio. Forte in Vaghenas è il disgusto per la volgarità del mondo contemporaneo, e urgente è il ritorno al gusto per le cose genuine ed essenziali della vita, corpo e natura in primis.

BIO

Nasos Vaghenàs, nato a Drama (nella Grecia settentrionale) nel 1945, prolifico poeta della cosiddetta “generazione del ’70”, è stato docente universitario di Letteratura neogreca a Rèthymno (Creta) e dal 1992 è docente di Teoria della Letteratura ad Atene, dove ha studiato filologia. Ha insegnato anche a Roma, Essex e Cambridge, dove ha anche redatto la tesi di dottorato dedicata alla poesia di George Seferis.

Ha esordito nel 1974 con la raccolta Campo di Marte, a cui hanno fatto seguito: Biografia (1978); Le ginocchia di Roxane (1981); Vagabondaggi di un non viaggiatore (1986); La caduta dell’uomo in volo (1989); Odi barbare (1992). È autore di importanti saggi di teoria letteraria e sulla traduzione (La veste della dea, 1988; Poesia e traduzione, 1989), e di studi sui maggiori autori della letteratura greca contemporanea (tra i quali si ricorda Il poeta e il ballerino, 1979, sulla poesia di Seferis). È stato tradotto in numerose lingue. In Italiano: Vagabondaggi di un non viaggiatore, a cura di Caterina Carpinato (Crocetti Editore 1997).