Matematico, filosofo, traduttore e drammaturgo. Un dottorato in filosofia sull’opera di Walter Benjamin e studi compiuti tra Madrid, Monaco, Berlino e Parigi. Classe 1965, Juan Mayorga è un autore madrilèno eclettico e in grande ascesa. Sconosciuto al panorama teatrale italiano fino al 2007, anno in cui il suo Hamelin vince il premio Ubu nella categoria Nuovo testo straniero, viene pluripremiato in patria sin dal 1996, vincendo nel 2013 anche il Premio Nacional de Literatura Dramática con l’opera La lingua a pezzi.
Allievo di José Sanchis Sinisterra, dopo il dottorato e l’insegnamento di filosofia e matematica, studia drammaturgia alla Royal Court Theatre International Summer School di Londra. Il suo prolifico lavoro spazia dalla narrativa alla saggistica, per approdare poi al teatro con la compagnia Animalario, per cui scrive tre opere: Alejandro y Ana, Ultime parole di fiocco di neve e Hamelin.
Insieme a José Ramón Fernández, Luis Miguel González Cruz, Raúl Fernández Garrido fonda El Astillero, (che in spagnolo significa arsenale navale/cantiere navale), laboratorio drammaturgico e collettivo teatrale. Mayorga ha all’attivo una moltitudine di opere, tra cui oltre 20 testi teatrali, racconti brevi, traduzioni e adattamenti per la scena. Nel 2012 ha diretto la sua prima opera, e sembra abbia intenzione di continuare nel 2014 a cimentarsi con la regia. Il suo lavoro viene rappresentato nei teatri di tutta Spagna, ottenendo esiti notevoli sia di pubblico che di critica.
Il grande successo della scrittura di Mayorga risiede forse nella sua capacità di trattare temi spinosi ed attuali, come la pedofilia, il male o il rapporto tra arte e potere, senza la cosiddetta “patada en la puerta”, espressione spagnola che indica lo sfondare la porta a calci; un racconto quindi che non ha bisogno di atti espliciti per svelarsi, e un netto distacco dalle tendenze del teatro contemporaneo. Per Mayorga la filosofia e l’arte hanno il compito di svelare una realtà non più evidente, e, come il teatro, non possono slegarsi dalla politica. Gli strumenti di Mayorga sono infatti la pura potenza delle parole e il linguaggio, affidati allo spettatore e alla sua immaginazione. Il pubblico di Mayorga è un individuo cosciente, verso cui l’autore nutre profondo rispetto, e a cui è affidato il compito di riempire i vuoti di una scena spesso minimale e volutamente scarna. Il linguaggio teatrale, come quello matematico, deve essere di precisione: « (…) non deve avere neanche un filo di grasso», ed è co-protagonista, insieme allo spettatore, delle sue opere.
«Il teatro mi permette di raccontare storie, come lo scrittore, di esplorare il linguaggio, come il poeta, e di sviluppare a piacere le mie preoccupazioni filosofiche, con il valore aggiunto che regista e interpreti portano tutto questo verso direzioni inaspettate e che il pubblico vive un’esperienza unica.» Parlando di Himmelweg ha dichiarato: «questa è la cosa migliore che può succedere in teatro: che tu esca con la sensazione che ti sia appena successo qualcosa.»
Francesca Giannini