Un viaggio curioso e affascinante tra le storie e i personaggi di Shakespeare che sempre più si rivelano essere tramiti straordinari di desideri e urgenze del contemporaneo.

10 celebri testi shakespeariani, sostanziali per l’ideazione drammaturgica verdiana, sono stati riadattati dagli studenti del Laboratorio di Regia e Drammaturgia della Facoltà di Design e Arti dello IUAV di Venezia, sulla base della tradizione inglese della riduzione di un testo a “pocket”.

Il lavoro è stato condotto con un approccio metodologico che affonda le radici nel “sistema” shakespeariano stesso. Il celebre drammaturgo ha infatti fornito testi “aperti”, terreno fertile per il gioco del drammaturgo prima e dell’attore poi.

Così quelle che potevano essere delle semplici sintesi, sono diventati dei lavori originali veri e propri: cammei, ingrandimenti di particolari, fughe prospettiche e spostamenti dei punti di vista che, per effetto dell’assenza del peso della tradizione, hanno restituito un uso meno “museale” di Shakespeare grazie a un approccio più libero, ma non per questo meno colto. Per Il Mercante di Venezia l’obbiettivo stringe su Shylock, un manager nel suo ufficio della city finanziaria di Venezia che sbriga tutti i suoi affari al telefono: giudici, avvocati, contratti, penali, Antonio, Jessica… solo telefonate, fino al suo fallimento.

Per La Tempesta il protagonista è Calibano, colto dopo la partenza di Prospero e di tutti gli altri, impegnato a riportare alla normalità la sua isola trasformata in discarica.

Da Antonio e Cleopatra, giocando su un meccanismo di teatro nel teatro, scaturisce un dialogo in cui i protagonisti sono due attori in camerino prima di entrare in scena ad interpretare Antonio e Cleopatra, compagni sulla scena e nella vita..

In Romeo e Giulietta, sulla falsa riga della tradizione inglese ottocentesca che lasciava concludere il dramma con un happy end, Giulietta si sposa con Paride e poi…lo assassina per mettersi all’altezza morale di Romeo, reo d’aver ucciso Mercuzio.

Se in Misura per misura il paradosso seicentesco è stato ibridato con i romanzi libertini del ‘700 ottenendo un gioco boccaccesco sulla disgrazia delle virtù in cui Isabella preferisce far morire il fratello anzichè cedere la sua verginità, per Lear invece è stato preso alla lettera quel saggio teorico secondo il quale Beckett inizia dove termina Shakespeare e che le coppie del teatro beckettiano altro non sono che Lear e il fool persi nella tempesta… ne è scaturito un testo autonomo che non ha nessun bisogno di riferimenti all’originale, una riflessione sull’essere e sulla memoria, sul Sisifo insito nella natura umana.

Tutto il mondo del Troilo e Cressida è visto attraverso il filtro del generale Tersite, protagonista di un intermezzo comico che si svolge in un circolo ufficiali al termine di una festa in costume da antichi greci.

Così dall’ Enrico IV emerge un ingrandimento del grasso e ripudiato Falstaff, visto sul suo letto di morte nell’”ospedale” di Mrs Quickly.

Mentre Otello, generale degradato dell’esercito, aspetta il momento dell’esecuzione sulla sedia elettrica dialogando con se stesso come se parlasse col suo ex compagno di armi, Iago, Lady Macbeth è la sonnambula depositaria della tragica vicenda di Macbeth.

Tutte le play sono opera degli studenti IUAV fatta eccezione per quelle tratte da Enrico IV e Otello, scritte rispettivamente da Luca Fontana e Roberto Cavosi, insegnanti del corso.

I testi verranno messi in scena da un cast di più di trenta attori e da registi diversi in contemporanea nei vari spazi del Teatro Due. Gli spettatori potranno comporre il proprio personale percorso shakespeariano scegliendo la sequenza con cui assistere alle pocket play.

Una “undicesima stanza” sarà inoltre composta da un Pocket Verdi  in una versione da Harmonie ensemble eseguita unicamente in tre serate diverse dai Solisti dell’Orchestra del Teatro Regio di Parma.