Teatro Due sta per immergersi in uno dei decenni più affascinanti del ‘900. Portiamo indietro l’orologio di quasi un secolo e immaginiamoci a Berlino, tra il 1920 e il 1929. La prima guerra mondiale è finita ed è appena nata la Repubblica di Weimar, a dare una speranza di rinascita e prosperità al popolo tedesco. Nel contesto falsamente agevole di quella che viene definita una nuova “età di Pericle” – schiacciata in realtà da un’inflazione tiranna – si muove una società nuova e vivida, pronta a fuggire, almeno in senso figurato, dalla realtà; la cultura, l’arte e le scienze sono in fermento e Berlino si fa fucina delle più disparate e non sempre lecite forme d’arte. Le donne sono bellissime, talmente attraenti e affascinanti che anche la moda di oggi le imita e idolatra: flapper girls con caschetti perfetti, collane di perle e trucco scuro e ben definito (di chiara matrice espressionista).
Ma se sono belle, sono anche disinibite, e in questo intreccio di vizi e virtù, di decadenza e stupore che fa degli anni 20 un decennio vibrante di fascino, le donne sono onnipresenti, un po’ muse, un po’ sfogo degli artisti.  Tra tutte, ha lasciato sicuramente il segno Josephine Baker: nera, è arrivata dagli Stati Uniti ballando la Banana Dance. Forse oscena, sicuramente meravigliosa nel suo burlesque sensuale e divertente, una regina del cabaret Berlinese.

È un decennio folle e schizofrenico, forse perché chiuso letteralmente tra le due guerre, una sorta di oasi “felice” di durata effimera dove l’arte si mescola alla perdizione: gli artisti al Romaniches cafè, mentre nei tanti locali impera la prostituzione unita a cocktail di droghe, sesso e paura. Bertolt Brecht è uno degli artisti chiave della letteratura del periodo, si nutre quotidianamente della decadenza dorata che pervade Berlino, che definisce “un’orribile mancanza di gusto ma di alto livello “. Brecht nel suo creare e promuovere cultura incontra, tra gli altri, Kurt Weill, talentuoso musicista di Dessau con il quale collaborerà tre anni e con il quale realizzerà nel 1928  L’Opera da tre soldi che Teatro Due porta in scena questa sera, 15 gennaio, in chiave contemporanea con la regia di Walter Le Moli e Nevruz nei panni del delinquente Mackie Messer. Ambientata nella fumosa Londra, L’Opera da tre soldi vuole essere un ritratto del mondo basso di prostitute, malintenzionati e mendicanti. Una critica alla borghesia raccontato in cabaret che tra lame affilate e la musica di Nextime Ensemble (diretto da Danilo Grassi) vi condurrà negli anni più scandalosi del primo Novecento.