“Jazz è soltanto una parola e in realtà non ha significato”. Con queste parole lapidarie, che appaiono nella sua autobiografia, Duke Ellington intendeva esprimere la sua contrarietà verso ogni tentativo di incasellare la vastissima vicenda della musica afro-americana in una qualche formula.
L’insegnamento di colui che di quell’arte è senz’altro il nume tutelare è stato raccolto da Steve Coleman. Nella sua lunga carriera il saxofonista di Chicago ha lavorato per mantenere aperti i suoi orizzonti artistici, per non rimanere prigioniero nelle trappole comode degli schemi acquisiti. Non a caso ha inciso dischi di estremo sperimentalismo come il solo di saxofono del 2007 pubblicato da un’etichetta “iconoclasta” come la Tzadik di John Zorn. Negli anni la sua intensa ricerca musicale ha assunto connotazioni quasi esoteriche. Steve Coleman teorizza una Sacra Geometria in continuo mutamento, un’energia che travalica le forme musicali conosciute. Questo il mutamento che è alla base di ogni evento musicale, a dispetto di ogni apparenza stilistica, un mutamento che opera e interagisce senza sosta alcuna con la tradizione. Idee non comuni, in una realtà talora cloroformizzata come quella odierna, ma non certo inedite, come ammette lo stesso Coleman; ispirate anzi alla lezione di giganti come J.S. Bach, Bela Bartok, John Coltrane. Un modo insolito e onesto per dire che l’arte vera ha sempre superato se stessa e ha sempre guardato oltre.

Da ascoltare:

Steve Coleman & Five Elements, Resistance Is Futile, Label Bleu, 2001

Steve Coleman & Five Elements, The Mancy of Sound, Pi Recordings, 2011

Steve Coleman & Five Elements, Functional Arrhythmias, Pi Recordings, 2013

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STEVE COLEMAN è nato a Chicago, in Illinois (USA). Coleman si trasferì a New York City nel 1978, dove ancora risiede. Nonostante negli anni sia stato leader di diverse formazioni musicali, il suo gruppo principale “Steve Coleman and Five Elements” nacque nel 1981 ed è tutt’ora attivo. Egli fu uno dei fondatori del cosiddetto M-Base Movement, ha guidato diversi gruppi e prodotti innumerevoli registrazioni. Inizialmente influenzato dai saxofonisti Charlie Parker, Sonny Rollins, John Coltrane, Von Freeman e Bunky Green, Coleman ha effettuato esecuzioni e registrazioni insieme a Thad Jones, Sam Rivers, il batterista Doug Hammond, Cecil Taylor, Abbey Lincoln e Dave Holland. Ha incorporato nella sua produzione molti elementi provenienti dalla musica folkloristica della diaspora africana, integrati in una visione musicale intrisa di antichi concetti metafisici. Ha affermato, come suo principale impegno, l’uso della musica come simbolo sonico per esprimere la natura dell’esistenza umana. La produzione di Coleman degli anni Novanta, come ad esempio Black Science, è insolita per il metro indefinito che utilizza. Questo risultato è ottenuto con diverse tecniche, fra queste si trova la composizione di brani in cui ciascun musicista usa tempi diversi ma al contempo simili, risultando in genere in cicli asimmetrici, per esempio un ciclo di 7 contro un ciclo di 11. La sensazione è di solito di stampo groove, ma con una struttura morbida, conseguenza delle relazioni melodiche, armoniche e ritmiche che legano i vari cicli. Una significativa produzione del periodo è The Tao of Mad Phat, registrata dal vivo con la presenza di una vera audience nello studio. Coleman non concorda nell’usare categorie per descrivere l’esperienza musicale moderna, in particolare egli non utilizza il termine jazz. Preferendo un approccio più organico alla musica, Coleman usa il termine Spontaneous Composition (Composizione Spontanea). Secondo lui, si estende all’indietro in tempi antichi risalendo a musicisti che hanno tentato di esprimere attraverso la musica le varie visioni e realtà che percepivano, e per Coleman questa è la forza trainante delle cosiddette innovazioni nel campo musicale (così come negli altri campi). Egli crede che i vari strumenti e campi di ricerca esplorati (fisica e metafisica, matematica, linguaggio, musica, danza, astronomia, ecc.) siano tutti collegati e presentino un unico corpo olistico di indagine. Le varie forme che la sua musica assume non sono solo intuitivamente ispirate da, ma anche logicamente determinate dall’umana percezione de The Great Work (vale a dire la creazione della Natura dalla Mente Universale). Uno dei principali metodi che Coleman utilizza per creare la sua musica è caratterizzato da due concetti: Sacred Geometry (Geometria Sacra, l’uso di forme per esprimere simbolicamente i principi naturali) e Energy (Energia, il potenziale per il cambiamento e il cambiamento stesso in fenomeni fisici, metafisici e fisiologici come la vita, la crescita, ecc.). Coleman usa diversi tipi di strutture musicali per simbolizzare la Sacred Geometry e specifici movimenti musicali per caratterizzare i vari stati della Energy.  In qualsiasi evento, il concetto di Change (Cambiamento) sembra essere centrale nella sua teoria. Ha affermato come sia il Change tra le diverse strutture musicali ad esprimere il processo, con le strutture stesse simbolizzanti i vari principi. Coleman crede che sia attraverso la Spontaneous Composition di forme che queste idee possano venire espresse, senza particolare cura per l’apparenza stilistica esterna. Una sua frequente affermazione è: “It is the movement that is important” ossia è il movimento ad essere importante. Questa visione, anche se rara, non è nuova in musica. Musicisti così diversi come Johann Sebastian Bach, Béla Bartòk e John Coltrane affermavano simili idee.