Commissionato dalla direzione del Festival Internazionale di Edimburgo nel 2003 a David Harrower per essere consegnato a Peter Stein, che ne firmerà per primo la regia, il testo di Blackbird è ispirato al caso giudiziario di un ex-marine americano che intrecciò una relazione on-line con una dodicenne inglese. I due architettarono una fuga che li portò in giro per l’Europa per cinque giorni, al termine dei quali l’uomo venne arrestato ed estradato; dichiaratosi colpevole di rapimento e abuso sessuale, trascorse quattro anni e mezzo in prigione e negli Stati Uniti venne condannato ad altri undici anni e quattro mesi per espatrio di minore a scopi sessuali e a sette anni e undici mesi per detenzione di materiale pedopornografico.
Blackbird, che tradotto letteralmente significa “merlo”, mentre nello slang britannico sta per “ragazza”, porta il pubblico al centro di questa vicenda, dopo che l’uomo ha scontato la sua pena e la ragazza superato la pubertà. I due si ritrovano faccia a faccia dopo anni dalla loro relazione, in una stanza abitata da una storia d’amore ma invasa dall’immondizia, sommersi dai ricordi e dalla sporcizia.
La storia inquietante e la scrittura frammentata, secca, quotidiana di Blackbird fanno di quest’opera un caso sconvolgente, tanto che la critica paragona Harrower a Pinter e Mamet.

 

Perché esiste l’abuso?
Quando una persona è adulta?
Dove nasce la provocazione? Sta nell’occhio di chi guarda o nella mente di chi è guardato? Blackbird porta in superficie la fragilità di noi tutti davanti a fatti per i quali non abbiamo risposte. Il teatro serve a questo ed è la cosa più preziosa del testo.

Lluís Pasqual