Le parole di Francesco Camattini, organizzatore di PartecipeRete, la due giorni che ha visto protagonista il futuro (datato 2037) della nostra città descritto e immaginato… “dal basso”. Sul sito www.parteciperete.it  è possibile trovare il materiale completo dell'iniziativa.

 

Come si è sviluppato PartecipeRete, il primo festival partecipato sui beni comuni?

Nei due giorni (7 e 8 ottobre scorsi) che abbiamo passato negli spazi di Teatro Due, abbiamo unito le forze e la fantasia per immaginare la nostra città: una città ideale nella quale desidereremmo vivere tra una generazione. Non ci sono stati comizi, non ci sono state conferenze e nemmeno leader, si è trattato di un dialogo tra cittadini attivi, ognuno impegnato ad esprimere le proprie idee seguendo una modalità del tutto personale. Fabio Carima, per esempio, ha improvvisato versi rap ispirandosi alle parole scritte dai partecipanti. Giovani e anziani si sono ritrovati a lavorare gomito a gomito, verbalizzando le paure e le idee per creare un futuro comune.

 

In che modo il festival si è sviluppato “dal basso”?

Pensando a questo festival ci siamo immaginati un dialogo, un dibattito “ad armi pari”, che vedesse coinvolti i cittadini, coloro a cui il futuro interessa davvero e che hanno voglia di crearlo. In questo senso abbiamo avuto la dimostrazione che non è necessaria la presenza di un leader, di qualcuno che tenga in mano il microfono per dare ordini e incitare il popolo: si è creata una rete attiva e reattiva. Il dialogo è stato il fulcro di questa due giorni, uno scambio incoraggiante perché ha permesso a persone diverse di trovare punti di incontro e confronto e di creare nuovi legami di fiducia giocando a ri-pensare e ri-costruire il futuro.

A che cosa hanno portato questi due giorni di incontri? 

PartecipeRete ha visto tutti i partecipanti impegnati in seminari e laboratori da cui sono uscite idee e opinioni importanti, stimolate anche dalla presenza di ospiti speciali (come il giornalista Danilo Procacianti) che hanno provato a descrivere il 2037. Per quel che mi riguarda, questo festival ha suscitato due riflessioni sul futuro:

1-La corda

Se ci fosse un monte in fondo al mare legato ad una corda e volessimo rimettere il monte su un altopiano,  dovremmo provare tutti quanti a tirare la corda nella stessa direzione: ecco, immagino che il Futuro stia nella tensione di quella corda. 

2- Fede&Volontà

Nel 2037 spero in un cambiamento radicale nelle relazioni della Polis: non più relazioni gerarchiche o contrassegnate dal potere, ma orizzontali, reti-relazionali di collaborazione e  fiducia tra cittadini nelle quali sono importanti i nodi. Relazioni collaborative e non competitive, relazioni di fiducia. Nessun successo è individuale; nessun successo è tale quando qualcuno prevale a scapito di qualcun altro. Cosa sono disposto a fare? Resistere all’affermazione personale, come esercizio ascetico, anche perchè – se non altro – in tempo di crisi pensare all’affermazione personale è anacronistico. Solo se consideriamo che il Futuro esiste nel momento in cui l’atto di volontà che lo esprime è collettivo. Insomma un atto di Fede e… Volontà.

 

 

immagini di Daniele Sarti