In Italia più di 30mila ragazzi decidono di isolarsi, di chiudersi in un esilio volontario nelle proprie camerette. Non si tratta di depressione e neanche di dipendenza dal computer, “semplicemente” questi giovani non vogliono più avere contatti con il mondo esterno, perdono la creatività, la curiosità e la passione per la vita. Sono gli Hikikomori. Il fenomeno è nato in Giappone – dove è ancora molto diffuso – ma si è allargato a tutti i paesi sviluppati. Chi sceglie l’isolamento domestico, statisticamente, sono principalmente maschi e possono restare chiusi nella propria stanza settimane, mesi o addirittura anni o decenni; si tratta di un fenomeno delicato perché colpisce gli adolescenti o i preadolescenti, ragazzi nel pieno di un’età turbolenta e faticosa da comprendere. Se in Giappone la causa è legata principalmente alle aspettative sociali riposte sui giovani soprattutto di buona famiglia, in Italia questa sindrome culturale sembra essere strettamente connessa al fenomeno del bullismo. Facilmente chi è vittima di bullismo ha paura, si rifiuta di andare a scuola e così facendo si chiude, scegliendo di evitare non solo la scuola, ma la comunità intera, famiglia inclusa. Gli hikikomori, stretti nel loro esilio volontario, passano dal non volere uscire ad un non riuscirci più fino ad arrivare al punto di invertire i propri ritmi circadiani per allontanarsi ulteriormente dalla società, non seguendone più nemmeno i ritmi.
Attualmente, escludendo il Giappone, l’Italia è nel mondo il paese dove il termine hikikomori viene maggiormente cercato in rete; l’attenzione cresce e nascono anche sempre più realtà di aiuto e ascolto.
Quest’anno Fondazione Teatro Due porta in scena di nuovo Hikikomori, il testo di Holger Schober che, con la regia di Vincenzo Picone e protagonisti Laura Cleri e Gianmarco Pellecchia, attraverso la storia di H. si fa metafora di un’intera generazione, quella delle passioni tristi, accusata di aver perso o di non aver mai avuto degli ideali.
Hikikomori – metamorfosi di una generazione, in silenzio andrà in scena venerdì 7 aprile alle ore 20.30