con Filippo Berti, Paolo Bocelli, Laura Cleri, Ivan Olivieri musica Anne Fischer costumi Françoise Luro luci Luca Bronzo assistente alla regia Laura Cleri regia Gilberte Tsaï

Data la ricchezza della storia di questo spettacolo si può dire che la sua vitalità sta nella tendenza ad adattarsi dinamicamente alla lingua, alla storia e alla memoria dei luoghi in cui viene rappresentato. L’idea iniziale di realizzare uno spettacolo capace di adattarsi a luoghi diversi è divenuta il nucleo focale, nonché il principale stimolo intellettuale, di questo lavoro. Ogni città è un luogo specifico ed ogni biblioteca è un microcosmo particolarissimo nel quale si incontrano non solo strutture architettoniche e spaziali diverse, ma anche abitudini culturali differenti nei confronti dei libri. Questo fa sì che nella messa in scena ci sia ogni volta una forte componente di sorpresa che salva lo spettacolo dalla “routine” delle rappresentazioni. La biblioteca è caverna e labirinto dove sapere, epoche, canti, racconti ed enigmi si aggrovigliano, foresta del senso che il minimo vento sulle pagine fa tremare, deposito di pezzi staccati di una gigantesca macchina dagli ingranaggi arrugginiti e coperti di polvere. Ma anche luogo di città, luogo pubblico, simile a un salone comunicante con la strada che, sebbene in disparte, è aperto agli incontri e agli sguardi. Via di mezzo tra leggenda di un luogo dove sarebbe censito il sapere universale e la realtà di una strana sala d’attesa, con qualcosa di “burocratico” allo stesso tempo provinciale e segreto e un che di regale e monumentale, via di mezzo fra un’interiorità proclamata e silenziosa e un fuori che penetra dalle finestre e anche dai libri, un luogo in ogni caso mitico dove, abitualmente, si tace. Allora ecco, ed è l’idea stessa dello spettacolo, che delle voci vi si innalzano e che tramite un lento slittamento la biblioteca diventa teatro, come se lei stessa aprisse le sue pagine, come se le finzioni che racchiude divenissero vere. Di che si tratta? Di personaggi caduti dagli scaffali oppure di persone arrivate qui da fuori, non lo sapremo, poiché tale è il potere del luogo: accettare tutto quanto succede. Aperta, la biblioteca si richiude su tutto ciò che contiene – come un teatro d’ombre divenuto vivente.

Fondazione Teatro Due, Fondazione del Teatro Stabile di Torino

in collaborazione con Biblioteca Palatina – Sezione Musicale e Museo Bodoniano. Parma