CASSANDRA
o del tempo divorato

drammaturgia Elisabetta Pozzi

con il contributo di Massimo Fini 

con Elisabetta Pozzi

regia Elisabetta Pozzi

 cura del movimento Alessio Maria Romano

scene e costumi Guido Buganza

musiche Daniele D’Angelo

luci Luca Bronzo

produzione Fondazione Teatro Due

Spazio Bignardi

12, 13, 14, 15 maggio 2016, ore 21.00

Nato nell’alveo del progetto UN’ATTRICE NEL MITO: CARTA BIANCA A ELISABETTA POZZI affidato da Fondazione Teatro Due a questa grande protagonista della scena italiana, Cassandra è uno spettacolo che racconta la storia dell’inascoltata veggente stuprata nel tempio di Atena e poi assassinata, con le parole della tragedia attica del V secolo a.C., contaminate da testi di autori contemporanei e filtrati dallo sguardo profondo e contemporaneo dell’attrice.

Ispirandosi alle riletture del mito antiche e moderne (da Euripide a Christa Wolf), lo spettacolo porta in scena la figura mitica di Cassandra, mettendone in luce la strabiliante modernità.

La profetessa troiana a cui Apollo ha dato il dono di prevedere il futuro, e insieme la condanna a non essere creduta, è infatti una delle figure femminili del mito greco di più profonda tragicità – per l’impotenza, l’impossibilità di condivisione, la forzata solitudine nel sostenere il peso della conoscenza – in cui convivono, come in ogni donna, forza e fragilità.

Lo spettacolo procede attraverso memorie letterarie che riguardano Cassandra, un collage di testi ricordati, assemblati da un personaggio che si prende il carico di essere Cassandra e di portarla avanti nel tempo fino ai giorni nostri.

Prendendo avvio dalla Cassandra di Christa Wolf, Elisabetta Pozzi approda al ‘Monologo per Cassandra’ di Wislawa Szymborska, passando attraverso la magnifica poesia di Ghiannis Ritsos e navigando poi tra i testi degli autori classici da Omero ad Eschilo a Euripide, Seneca.

La drammaturgia dello spettacolo si avvale del contributo di Massimo Fini con cui l’attrice ha costruito il finale, una sorta di tragico epilogo in cui Cassandra vede il futuro dell’uomo moderno con la sua incapacità di porsi dei limiti e che è ormai ‘diventato un minuscolo ragno al centro d’una immensa tela che si tesse ormai da sola e di cui è l’unico prigioniero.’

Daniele D’angelo ha creato per lo spettacolo un accompagnamento musicale originale, una tessitura di suoni e musica che sostengono l’intero testo , diventandone il filo rosso. E su cui s’innestano i movimenti coreografici di Alessio Romano.