ERICH WOLFGANG KORNGOLD: UN PRODIGIO FRA DUE MONDI

di e con Luigi Ferrari

Spazio Shakespeare

24 maggio 2018 ore 18.30

Wunderkind, «bambino prodigio» nato nel 1897 ed educato da Alexander von Zemlinsky, quindi compositore prediletto da Gustav Mahler e Richard Strauss per le doti straordinarie e precocissime, Erich Wofgang Korngold conquista nel secondo e terzo decennio del Novecento le platee viennesi e del­l’intera Europa musicale, che accolgono con una serie ininterrotta di trionfi la sua ricca produzione da camera, sinfonica e operistica, in cui spicca ancora oggi Die tote Stadt, «La città morta».

Ebreo, costretto dal nazismo a emigrare e stabilirsi negli Stati Uniti, dalla metà degli anni ’30 sino al termine della Seconda guerra mondiale, Korn­gold si dedica esclusivamente alla composizione di musica per film, conducendo il genere a un livello qualitativo mai prima raggiunto e ancora oggi insuperato. In poco più di un decennio, grazie un naturale dominio del­la scrittura e della tecnica strumentale, Korngold con­ferisce una cifra riconoscibile e durevole alla “colonna sonora” cinematografica, che si afferma con lui quale complemento uditivo delle immagini sullo schermo.

Nel 1945, in parte disilluso dall’esperienza hollywoodiana, Korngold crede giunto il momento di recuperare le origini della sua ispirazione mu­sicale e si prepara a tornare in Europa. Ma la Vienna in cui finalmente giunge, nel 1949, è assai diversa da quella che con la famiglia aveva lasciato: oltre agli edifici distrutti dalle bombe, anche amicizie e relazioni sono state disperse o annientate dall’Olocausto. E il gusto musicale è radicalmente mutato: le sue opere liriche non sono più accolte con entusiasmo dalla critica, che ne considera fuori moda il raffinato sentimentalismo; le sue nuove partiture da camera e orchestrali, lontanissime dal linguaggio delle avanguardie postbelliche, sono accolte con indifferenza da un pubblico scarso.

Sentendosi dimenticato e irrilevante, amareggiato da un disinteresse che non si attendeva, Korngold riparte per la California. Vi morirà nel 1957, forse convinto di avere sprecato il talento prodigioso di cui la natura lo aveva dotato. Ma l’interesse discografico e l’ap­prez­zamento critico e di pubblico, che oggi rivalutano soprattutto la sua produzione d’arte in aggiunta alla perdurante popolarità delle sue colonne sonore, rivelano invece l’originalità e la grandezza di una personalità creativa tra le più brillanti, e per molti aspetti ineguagliate, del secolo trascorso.