IN TEATRO NON SI MUORE

di Gigi Dall’Aglio

con Roberto Abbati, Cristina Cattellani, Laura Cleri, Paola De Crescenzo
Davide Gagliardini, Anna Mallamaci, Luca Nucera, Massimiliano Sbarsi
Roberto Serpi, Nanni Tormen, Emanuele Vezzoli, Zelíe Adjo, Modou Gueye

luci Luca Bronzo
musiche composte da Alessandro Nidi
eseguite in scena da
Davide Carmarino

produzione Fondazione Teatro Due

Una compagnia famigliare di attori sul lastrico è costretta a riconvertire il proprio teatro in un’attività redditizia. E qual è il settore dell’esistenza che non andrà mai in crisi? Che anche nelle situazioni più tormentate farà sentire il bisogno di un rito che almeno risvegli il ricordo e la memoria? Ecco così che nasce “Ade” un‘agenzia un po’ sui generis… Questa scombinata famiglia d’arte riscoprirà così l’autentica potenza del teatro, realizzando per una variopinta carrellata di clienti delle cerimonie dal sapore surreale, utilizzando per ogni “funzione” una diversa opera di Shakespeare e attraversando situazioni paradossali, come in una vecchia commedia all’italiana in cui la vita e il palcoscenico si mescolano. L’ultimo lavoro di Gigi Dall’Aglio, pronto al debutto nell’ottobre 2020 e poi bloccato a causa della chiusura dei teatri imposta dall’emergenza sanitaria, viene ora presentato al pubblico, in una forma che non può non tenere conto dell’assenza del suo creatore.

Ci sono momenti in cui, per varie emergenze, ciò che veniva dato per scontato nell’organizzazione pianificata dell’esistenza e della cultura, può improvvisamente sottrarsi all’uso, al piacere ed ai bisogni della collettività. L’eccezionalità del fenomeno costringe ogni organizzazione ed ogni istituzione ad una riflessione sul proprio ruolo e sulle proprie funzioni. Per esempio chi fa Teatro, abituato ad una costante elaborazione quotidiana dei vari saperi di cui si compone il suo operato, mal digerisce l’urgenza della crisi risolta spesso con manifestazioni frettolose e precarie. La ricerca del proprio ruolo, in questi casi, può addirittura far venire l’idea di sostituirsi alle istituzioni quando vengono meno al compito di alimentare quel necessario sottobosco di culture su cui i teatri possano impiantare la varietà arborea dei loro progetti. Il Teatro può arrivare a pensare, come credeva Aristofane, di doversi adoprare per segnare le tappe dell’avventura sociale, per recuperarne i silenzi, colmare i vuoti e salutare chi scompare.
Dibattiamo a lungo fra noi, in Teatro, sulle nuove possibilità che emergono (compresa la chiusura) qualora venissero a mancare due presupposti assolutamente necessari: l’altra metà del Teatro e l’economia, cioè il Pubblico e la Politica.
Durante queste discussioni, mi capita di ricordare una mia traccia, scritta per una sceneggiatura cinematografica, dove avevo già cercato di affrontare questi temi attraverso il racconto della crisi e della possibilità di sopravvivenza, del cambiamento e della ricerca di un nuovo ruolo, da parte di una piccola compagnia “familiare” osservata attraverso il modo leggero, svaporato e ironico di una vecchia “commedia all’italiana”, quando quel genere si sapeva esprimere con particolare efficacia.
Quella sceneggiatura, destinata al cinema o alla lettura, viene accolta dall’Ensemble del Teatro come una sorta di canovaccio libero e scombinato su cui applicarsi, con divertimento, per riflettere sui principi fondanti del Teatro, rivisti in una nuova piega bizzarra e a tratti sconcertante. Il Teatro come Rito, inciampa proprio in quell’Incertezza che ne qualifica la Laicità fondante delle origini. E noi quelle origini lontane le andiamo a ritrovare, nei risvolti affettuosamente comici, nel vissuto di quella piccola compagine di attori nel loro modesto teatrino famigliare al numero cinque di una tortuosa stradina in salita nel cuore di una onnivora città. La missione di dover contenere quel cuore, all’interno del loro modestissimo cerchio di legno (O), o all’interno dello zero della loro esistenza (sempre O: sintetica definizione scespiriana di Teatro) è affrontata da quegli attori preoccupati della loro sopravvivenza, con una intuizione che, questa volta, consente loro di trovare la quadratura del cerchio in una stretta collaborazione con…?

Gigi Dall’Aglio