di Manfred Karge

con Elisabetta Pozzi
traduzione e messa in scena Walter Le Moli

costumi Susanna Montecolli
scene Tiziano Santi
luci Claudio Coloretti
trucco Cinzia Costantino

Ispirato a un caso realmente accaduto, Max Gericke è la favola tragica di Ella che, a poco più di vent’anni, perde il marito, operaio gruista.
Sola nella Repubblica di Weimar durante gli anni della crisi economica, per poter sopravvivere decide di assumere l’identità del marito per non perderne il posto di lavoro.
Nei panni di Max per oltre quarant’anni Ella trascorre la vita da ermafrodita proletario, trasformandosi in un personaggio la cui ambiguità sessuale è tragica e paradossale

Nella solitudine della sua stamberga di pensionato Max Gericke, sprofondato in poltrona, si lascia andare all’onda dei ricordi fino a svelare il grande segreto della sua vita. Dagli abissi profondi di una solitudine esistenziale, Elisabetta Pozzi, estrae i brandelli dolenti di una sepolta femminilità raccontando e rimpiangendo un universo al femminile tenuto accuratamente nascosto per tutta una vita.
Rappresentato in Italia per la prima volta nel 1984 a Teatro Festival Parma con l’interpretazione di Lore Brunner, il monologo di Manfred Karge è stato poi riallestito da Walter Le Moli nel 1990 con Elisabetta Pozzi, in una produzione di Teatro Due che ha sconvolto ed affascinato il pubblico per i suoi molteplici livelli di lettura quali il tema del doppio, i rapporti uomo-donna, l’identità negata, la violenza che permea i rapporti sociali.
Un capolavoro senza tempo che a più di dieci anni di distanza dall’ultima messa in scena viene ripreso con la stessa straordinaria protagonista.