In un bagno di casa, appannato dall’acqua calda, dove le pareti sembrano vapore e gli specchi ingannano, si incontrano una madre ancora giovane, Lucia (interpretata da Anna Ammirati, diretta da Tinto Brass nel 1997, poi protagonista di numerose opere cinematografiche e fiction televisive, fino al Festival del Cinema di Venezia 2010 con L’amore buio di Antonio Capuano) e sua figlia, Camilla, che si affaccia all’adolescenza (interpretata da Marion Marcucci, giovanissima attrice romana). Tutte e due hanno un’età in cui sono chiamate ad agire da protagoniste nei loro rispettivi ambienti sociali; tutte e due hanno a che fare con una società fortemente competitiva e sessista, in cui le donne faticano il doppio per affermarsi. Ma la comunicazione fra loro è difficile: non c’è tempo, a volte manca la parola, spesso la comprensione. La stanza da bagno diviene così luogo di sfogo e purificazione, di cambiamento e forse di ritrovamento del sé, di un’intimità con la propria anima, che spesso ci viene negata o ci neghiamo, ma che possiamo ritrovare sedendoci sull’orlo della vasca e per un attimo concedendoci una pausa, un respiro, prima di riaprire la porta.

Le storie delle due giovani donne si intrecciano nello spazio angusto di un bagno di casa, circondate dal vapore che appanna, nasconde ma a volte rivela il loro mondo. Dalle tubature gorgogliano i mostri che ciascuna nasconde dentro di sé, e le paure, le insicurezze vengono finalmente condivise e smascherate.

Che strumenti può dare una madre a una figlia perché non si faccia del male, perché non ripeta i suoi sbagli? E una figlia, a chi può raccontare i suoi problemi, da chi può avere un sostegno se non da sua madre? Laura Forti pone delle domande che legano due generazioni, alla ricerca di risposte che avvicinino nello specchio sopra il lavandino i volti somiglianti ma distanti di una madre e una figlia.

 

Dice Laura Forti, autrice e regista: “parlare del rapporto madre figlia significa, inevitabilmente, mettersi in gioco e affrontare i nostri fantasmi, buoni o cattivi che siano. Il rapporto che una donna ha con la propria madre è sempre importante (lo dico io da italiana e da ebrea, due culture che mettono la madre al centro della vita del clan), come lo è superare quel rapporto e trovare una propria identità adulta e una nuova ridefinizione: non uno specchio narcisistico e statico in cui la madre e la figlia si guardano nell’illusione di vedere parti di sé, realizzazioni di mancate aspirazioni, neanche un conflitto adolescenziale retto sull’invidia e sulla competizione, ma due persone distinte, con vite distinte, che si accompagnano lungo l’arco dell’esistenza in un continuo divenire e che hanno in comune un amore infinito, assoluto. Ho analizzato spesso il rapporto madre/figlia nelle cose che ho scritto per il teatro. Credo che tutte le volte che scriviamo di questo tema, analizziamo una nuova parte di noi stessi e di questo rapporto misterioso e unico…”

Laura Forti, fiorentina, collabora da diversi anni con Fondazione Teatro Due, che ha messo in scena nelle ultime stagioni diversi suoi testi. Molto attiva e rappresentata all’estero, Laura è una delle poche drammaturghe che scrivono per il teatro italiano e straniero. Laureata in Lettere Moderne in Storia dello spettacolo, dopo tre anni di Accademia “Silvio d’Amico” come attrice, ha iniziato a scrivere per il teatro.

Ha vinto il Premio Betti nel 2001 con “Pesach/Passaggio”, pubblicato da Bulzoni; è stata finalista due volte al Premio Enrico Maria Salerno (nel ‘98 Premio speciale della Critica con “Le Nuvole tornano a casa”- nel 2003 con “La Cantina”); ha vinto il Premio all’Autore E.M.Salerno nel 2007 con “La Badante/Una storia di fantasmi” e il Premio Teatro e Shoah 2008 con il testo “Sulla pelle”; ha vinto il concorso Le Storie del Novecento con il racconto/monologo “Dimmi” pubblicato da Moby Dick e il Premio Castello di Serravalle con il monologo “Nema problema”.

Ma è soprattutto all’estero che Laura Forti ha ottenuto negli ultimi anni uno straordinario successo e i suoi testi hanno trovato prestigiose opportunità di allestimento in importati realtà artistica europee. In Germania ha pubblicato sulla storica rivista berlinese Theater der Zeit” e ha collaborato con importanti teatri tedeschi come il Theater Lubeck, lo Junges Theater di Gottingen; in Lussemburgo ha lavorato con il Theatre National de Luxembourg e in Svizzera con lo Schauspielhaus di Zurigo. In Francia il testo “Pesach/Passaggio” è stato tradotto e prodotto a Parigi dal Theatre de la Ville con la regia di Lukas Hemleb; con “Terapia antidolore” è stata selezionata per la rassegna Carte Blanche e nel settembre 2009 il testo è stato messo in scena a Parigi, al Theatre Manufacture des Abbesses da Yvan Garouel; il monologo “Nema problema” è stato selezionato dal comitato di lettura del Theatre National de Strasbourg e rappresentato nel 2007, nel 2009 poi è approdato alla Comedie Francaise, al Theatre Vieux Colombier e nel 2010 è stato allestito da Alain Batis, Compagnie Mandarine Blanche. Il testo “La Badante/Una storia di fantasmi” è stato scelto per rappresentare l’Italia al Festival di Drammaturgia Europea Contemporanea di Santiago del Cile nel 2008 e nel 2010 ha debuttato a Vienna con la regia di Alex Reiner del gruppo Dielammer.