ADAM ZAGAJEWSKI, TONY HARRISON, SIAN THOMAS

Letture in italiano di MARIA PAIATO e ELISABETTA POZZI

12 luglio 2017, ore 21.00

Arena Shakespeare

in collaborazione con il Comune di Parma

In occasione dell’apertura dell’Arena Shakespeare, Poesia in Arena ospiterà grandi poeti contemporanei internazionali. Il programma intende offrire reading in lingua originale, in cui gli autori stessi daranno voce alle istanze e ai desideri oggettivati nei versi delle loro opere, e in italiano, a cura degli attori che si offriranno quale ideale contrappunto alla lettura dei poeti. Grazie alla collaborazione di Nicola Crocetti, editore, traduttore e direttore di Poesia mensile internazionale di cultura poetica, saranno presenti alcuni fra i maggiori poeti del mondo.

Nell’appuntamento del 12 luglio interverranno Adam Zagajewski, uno dei più importanti poeti polacchi della sua generazione, il celeberrimo poeta inglese Tony Harrison e sua moglie, l’attrice della Royal Shakespeare Company Sian Thomas.

Con una poesia che si nutre di quotidianità ma che ricerca lo stupore e l’illuminazione di fronte a un mondo fatto di cose impossibili da dire, Adam Zagajewski rappresenta una delle voci più interessanti del panorama polacco contemporaneo. Nasce a Leopoli (Lvov), nel 1945, ma la sua famiglia è rimpatriata in Polonia poco dopo la sua nascita. Trascorre l’infanzia a Gliwice, in Slesia, poi a Cracovia, dove si laurea. Vive tutt’ora tra Cracovia e Houston, in Texas, nella cui università insegna scrittura creativa.
Nei suoi versi ricorre il tema del dono, inteso come la capacità della parola di liberare significati e sentimenti all’interno di un mondo che sembra emergere dalle piccole cose, dagli oggetti, dalle persone incontrate per caso in un bar come da quelle che fanno parte dell’universo familiare e casalingo. Con un atteggiamento che ricorda Derek Walcott (altro illustre ospite di passati Festival di Poesia a Fondazione Teatro Due), Zagajewski ricerca il risveglio, il rinnovamento tanto personale quanto universale nei confronti di un presente che è anche e soprattutto storia, la storia del Novecento europeo e dei piccoli centri polacchi che hanno vissuto sulla pelle tanti stravolgimenti politici, sociali e più di tutto umani. Una poesia riflessiva, che guarda alla bellezza e rifiuta tanto il cinismo quanto il grigiore (prima di tutto quello comunista) nella direzione di uno sguardo “senza flash”, senza oggetti d’indagine preferiti ma con la consapevolezza che chi sa ascoltare può scatenare il divino in qualsiasi pezzetto di cosmo. Una poesia in cui la memoria e la coscienza del dolore vanno di pari passo con la ricerca di meraviglia e di pienezza.

La poesia di Tony Harrison è intessuta di impegno politico, di denuncia, di argomenti scomodi, espressi con rime incalzanti, cantilenanti. Harrison è noto anche per i suoi lavori teatrali: ha tradotto e adattato, tra le altre, opere di Molière, Racine e l’Orestea. Soprattutto la tradizione greca è per lui continua fonte di ispirazione, poiché gli fornisce molti ingredienti: intensità poetica, struttura formale, crudezza di argomenti.
Secondo i critici Harrison ha dimostrato più di Yeats, di Eliot, di Auden e di qualunque altro autore inglese in questo secolo, e forse anche dei due precedenti, che è ancora possibile scrivere opere teatrali in versi. Parlando delle Muse, e spiegando così i numerosi modi in cui egli fa poesia, ha dichiarato: “Per me è sempre semplicemente poesia, che sia destinata ad essere scritta, o recitata in pubblico, a teatro, all’opera, in una sala da concerti, o anche in televisione”. Harold Pinter ha sottolineato nella poesia di Harrison “il vorace appetito per il linguaggio. Brillante, appassionato, violento, graffiante ma anche incomparabilmente tenero, specie nei sonetti familiari”. Nel 1995 è stato inviato in Bosnia dal quotidiano The Guardian per visitare quelle terre e scrivere poesie sulla guerra.
Per lui fare poesia è prender atto della globalizzazione degli interessi extranazionali da un lato e, dall’altro, assumere, attraverso l’espressione poetica, la propria posizione. Il suo linguaggio, a partire dal lessico, è quello del parlante comune, le sue riflessioni sono rivolte al lettore comune. La sua non è poesia di ricerca espressiva, non più di quanto il sacrificio personale di qualunque scrittore richieda. È piuttosto il mezzo che permette di riflettere con più intensità di quanto l’usa-e-getta della cronaca e dei proclami televisivi possano fare, ondeggianti gli uni sugli altri, persi in un mare di significazioni frammentarie, contraddittorie, superficiali.

Sian Thomas ha lavorato in molte produzioni tra televisione, teatro e radio. I suoi lavori teatrali in ruoli principali al National Theatre includono Ilse ne I Giganti della Montagna di Luigi Pirandello, Vittoria ne La Villeggiatura di Carlo Goldoni, Celimene nella versione tradotta da Tony Harrison di Le Misanthrope di Molière, Justus von Leibig in Square Rounds e Sibyl Thorndyke in Farm – anche questi tradotti da Harrison. I suoi lavori alla Royal Shakespeare Company includono Katherine in The Taming of the Shrew, Elizabeth in Richard III, Goneril in King Lear e Lady Macbeth in Macbeth. Ha interpretato numerosi ruoli al West End di Londra, tra cui Julia in Delicate Balance di Albee, Esther in The Price di Arthur Miller e Mrs Fox in Welcome Home Captain Fox al Donmar Theatre quest’anno.
È stata nominata due volte per l’Olivier Award.
Tra i suoi recenti lavori televisivi, Eurydice in Atlantis (BBC). I suoi ruoli nel cinema includono Vanity Fair, Perfume, Harry Potter and the Flight of the Phoenix, War Machine (Netflix) e il film di prossima uscita Finding Your Feet.

Maria Paiato

Considerata una delle più raffinate e sensibili interpreti del teatro italiano, Maria Paiato si diploma all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio d’Amico nel 1984.
La sua intensa attività teatrale la porta a collaborare con importanti registi come Luca Ronconi, Mauro Bolognini, Giancarlo Sepe, Maurizio Scaparro, Antonio Calenda, Nanni Loy, Roberto Guicciardini, Valerio Binasco e Massimiliano Farau.
Fra gli spettacoli che l’han vista protagonista si ricordano: La Maria Zanella di Sergio Pierattini, regia Maurizio Panici (2001); La Memoria dell’acqua di Shelagh Stephenson, regia di Massimilano Farau (2002); Cara Profesoressa di Ljudmila Razumovskaja, regia Valerio Binasco, (2003); Natura morta in un fosso di Fausto Paradivino, regia F. Paravidino (2004); Le Troiane di Euripide, regia Piero Maccarinelli (2005); Il silenzio dei comunisti di Vittorio Foa, Miriam Mafai, Alfredo Reichlin, regia di Luca Ronconi. (2006); Non ho imparato nulla, tratto da “Scottature” di Dolores Prato, regia Maria Paiato (2007); Un cuore semplice, dal romanzo di Gustave Flaubert, regia di Luca De Bei. (2007); L’intervista di Natalia Ginzburg, regia di Valerio Binasco (2009); Quattro atti profani di Antonio Tarantino, regia dValter Malosti (2009); Precarie età di Maurizio Donadoni, regia di Cristina Pezzoli (2009); Erodiade di Giovanni Testori, regia di Pierpaolo Sepe (2010); La modestia di Rafael Spregelburd, regia di Luca Ronconi (2011); Anna Cappelli di Annibale Ruccello, regia di Pierpaolo Sepe (2011); Santa Giovanna dei macelli di Bertold Brecht, regia di Luca Ronconi (2012); Il panico di Rafael Spregelburd, regia di Luca Ronconi (2013); Medea di Seneca, regia di Pierpaolo Sepe (2013); Celestina di Michel Garneau da Fernando de Bojas, regia di Luca Ronconi (2014); Amuleto di Roberto Bolano, regia di Riccardo Massai  (2014); Due donne che ballano diJosep M. Benet I Hornet, regia di Veronica Cruciani (2014); Play Strindberg di Friederich Durrenmatt, regia di Franco Però (2016).
Ha vinto numerosi premi come migliore attrice italiana, tra cui il Premio Borgio Verezzi (1994), il Premio Flaiano (2001), la Maschera d’oro (2005), e due Premi Ubu (2005 e 2006). Nel 2004 è stata insignita del Premio Olimpici del Teatro per le sue interpretazioni in Cara Professoressa e La memoria dell’acqua, entrambe produzioni di Fondazione Teatro Due. Nel 2007 le viene assegnato nuovamente il Premio Olimpici del Teatro per il monologo Un cuore semplice nella categoria “One woman show”.
Al cinema è stata diretta, tra gli altri, da Francesca Archibugi (Lezioni di volo, 2007) e Marco Martani (Cemento armato, 2007).

Elisabetta Pozzi

I principali riconoscimenti con cui Elisabetta Pozzi è stata premiata sono: Premio Duse alla carriera (2006), Premio della Associazione Critici Teatrali (1997 – 2006), Premio Ubu (1989 -1990 – 1996 – 1997), Premio David di Donatello (1992 ), Premio Unesco (2005), Premio Franco Enriquez (2006), Premio Ipazia per l’eccellenza femminile (2011), Premio Idi (1990/1991).

È fondatrice della Tea (Teatro e Autori), fondatrice e direttore artistico della Associazione Culturale Mistras, fondatrice e direttore artistico della Associazione Culturale Mitica Marconi, direttrice artistica della stagione “Théâtre Ouvert” per il Teatro Stabile di Torino.

Ha collaborato con molte università: (Bologna, Genova, Roma, Parma, Venezia)e ha insegnato presso l’università IUAV di Venezia.

Nata a Genova nel 1955, frequenta la Scuola del Teatro Stabile di Genova, dove debutta a diciannove anni accanto a Giorgio Albertazzi ne Il fu Mattia Pascal di Pirandello, regia di Luigi Squarzina.(1974).Da allora prende parte a numerosi spettacoli a fianco di Giorgio Albertazzi tra cui: Uomo e sottosuolo da Dostoevskij, La conversazione continuamente interrotta di Flaiano, Il castello illuminato di Ruggeri e Albertazzi, Peer Gynt di Ibsen. Tra gli spettacoli che la vedono protagonista ricordiamo: Pericle, principe di Tiro, Antonio e CleopatraIl racconto d’inverno  di W. Shakespeare, regia di Giancarlo Cobelli;  Misura per misura di Shakespeare, regia di Jonathan Miller. Francesca da Rimini di D’Annunzio, regia di Aldo Trionfo; Giacomo il prepotente di Giuseppe Manfridi, regia di Piero Maccarinelli. Nel 1989 prende parte alla produzione del Teatro Stabile di Parma (allora Compagnia del Collettivo) Il Gabbiano di Anton Čechov, regia di Walter Le Moli; Progetto Ritsos, promosso dall’APA (Attori Produttori Associati), un’associazione spontanea nata in gemellaggio con la Francia per promuovere il giovane teatro contemporaneo, portando in scena il poemetto Elena. I serpenti della pioggia“di Enquist, regia di Franco Però; Crimini del cuore di Beth Henley regia di Nanni Loy; Baccanale di Arthur Schnitzler e La rivolta di Villier De L’Isle Adam, regia di Cristina Pezzoli; I sequestrati di Altona di Jean-Paul Sartre, regia di Walter Le Moli; L’attesa di Remo Binosi, regia di Cristina Pezzoli; Molto rumore per nulla di William Shakespeare, regia di Gigi Dall’Aglio; Zio Vanja di Čechov, regia di Peter Stein; Il lutto si addice ad Elettra di O’Neill, regia di Luca Ronconi; Adelchi di Manzoni, regia di Carmelo Bene; Ruy Blas di Victor Hugo, regia di Luca Ronconi; Max Gericke di Manfred Karge, regia di Walter Le Moli; Stasera si recita a soggetto di L. Pirandello, regia di Luca Ronconi; La bisbetica Domata di W. Shakespeare con la regia di Gigi Dall’Aglio; Alice oltre lo specchio da L. Carroll, con la drammaturgia di Luca Fontana, la regia di Giorgio Gallione e le musiche originali di Ivano Fossati e Mario Arcari. Delirio a Due di E. Ionesco con la regia di Walter Le Moli; Elettra, di cui è protagonista, e Oreste di Euripide, regia di Pietro Maccarinelli; Come vi piace di W. Shakespeare, regia di Gigi Dall’Aglio; La signora dalle scarpe strette di Vittorio Franceschi, regia di Walter Le Moli e Ciò esula di Ludovica Ripa di Meana, a cura di Walter Le Moli; Maria Stuarda di Dacia Maraini, per la regia di Francesco Tavassi; Amleto di Shakespeare, regia di Walter Le Moli; Il benessere di Franco Brusati, regia di Mauro Avogadro; La donna del mare regia di Mauro Avogadro; Ecuba di Euripide regia di Massimo Castri; Fahrenheit 451 di Ray Bradbury, progetto ideato insieme al marito Daniele D’Angelo (che ne ha curato la traduzione insieme a Monica Capuani), regia di Luca Ronconi; Il Nemico di Julien Green, con la regia di Carmelo Rifici; Orestea di Eschilo, regia di P.Carriglio; Sorelle Di Sangue da Ritsos e Euripide per le Coreografie di Aurelio Gatti e la musica di Daniele D’Angelo; Notte di Maggio di A. Yehoshua  regia di Carmelo Rifici; Alexandria di R. Ciaravino regia di F. Però; Annie Wobbler di Arnold Wesker, regia E. Pozzi e D. D’Angelo; Medea di Euripide, regia C. Zanussi; Ippolito di Euripide, regia C. Rifici; Aiace di Sofocle, regia D.Salvo; Tutto su mia madre, di P. Almodovar, regia L. Muscato; Elektra, di Hugo von Hofmannsthal, regia di C. Rifici;  Phedre Les Oiseaux di Frédéric Boyer regia Jean Baptiste Sastre; Macelleria Messicana di E. Groppali Regia D. Salvo; Molto rumore per nulla di Shakespeare, per la regia di Walter Le Moli; Orestea rappresentata al teatro greco di Siracusa, per il Centenario dell’istituto Nazionale del Dramma Antico. L’antica Bellezza, il mito di Elena, regia di Andrea Chiodi; nel 2015 ha realizzato per Fondazione Teatro Due la trilogia Un’attrice nel Mito: Cassandra o del tempo divorato, che ha composto con la collaborazione di Massimo Fini, diretto e interpretato, Clitennestra con la drammaturgia di Angela Demattè e la regia di Carmelo Rifici e Medea con la regia di Andrea Chiodi.

Nel 2006 ha acquistato insieme a Daniele D’Angelo un vecchio cinema a Pinarolo Po, lo hanno ristrutturato senza alcun intervento pubblico e lo hanno trasformato in uno spazio di lavoro aperto per chi voglia fare attività teatrale o mettere in scena nuovi spettacoli. Lo spazio si chiama Corte Marconi.

Le sue partecipazioni televisive e cinematografiche, seppur frequenti, sono inferiori alla sua attività in teatro. Solo nella prima parte della sua carriera si dedica a lavori televisivi: nel 1977 è protagonista nel film per la televisione Rosso veneziano, regia di Marco Leto e subito dopo nel Che fare? di Chernichevskij con la regia de Gianni Serra. Nel 1981 lavora in Bambole con la regia di Alberto Negrin e qualche anno dopo in Colomba per la regia di Giacomo Battiato. Nel 1979 debutta anche nel cinema ne Il mistero di Oberwald di Michelangelo Antonioni. Nel ’92 ottiene il Premio Donatello quale migliore attrice non protagonista del film di Carlo Verdone Maledetto il giorno che t’ho incontrata. Nel 2005 ha partecipato al film di Ferzan Ozpetek Cuore sacro.