CARA PROFESSORESSA
Ljudmila Razumovskaja
Una commedia piccola e gentile che vorrebbe osare una sfida critica non solo al comunismo, ma alla crudeltà di tutti i poteri del Mondo. La sfida, sia dal punto di vista critico che estetico, non viene nemmeno raccolta, è inutile che ci raccontiamo bugie. Ma c’è un piccolo segreto di bellezza… sento che nell’ingenuità dell’autrice e dei suoi personaggi, c’è qualcosa di struggente e di buono che se vogliamo “coglierlo”, dobbiamo un po’ “raccoglierci”… tirarci fuori per qualche manciata di minuti dal frastuono falsificante e spettacolarizzato di questi nostri giorni di fine impero.
Valerio Binasco
Note di regia

CARA PROFESSORESSA
di Ljudmila Razumovskaja
traduzione Mauro Belardi
con Maria Paiato, Claudia Coli, Denis Fasolo, Enzo Paci/Aram Kian, Fulvio Pepe
scene Antonio Panzuto
costumi Sandra Cardini
luci Pasquale Mari
regista assistente Nicola Pannelli
regia Valerio Binasco
debuttato il 10 giugno 2003
nell’ambito di Teatro Festival Parma 2003
Cara Professoressa, testo di una delle più interessanti scrittrici della “perestrojka” gorbaciovana Ljudmila Razumovskaja, diretto da Valerio Binasco. Lo spettacolo ottenne uno straordinario successo di pubblico e di critica e fu insignito del Premio Ubu 2003 come migliore novità straniera. A Maria Paiato, interprete del ruolo principale della Professoressa, andò il Premio Eti – Olimpici del Teatro – come migliore attrice protagonista.
La pièce è ambientata negli ultimi anni dell’impero sovietico, quando, nel disastro generale, soffiavano nel vento gli echi dei “Tempi Nuovi”, in onore dei quali i ragazzi speravano di vedere realizzati i loro sogni: i maschi volevano diventare gangsters, le femmine puttane d’alto bordo. Grazie alle televisioni euroamericane che finalmente arrivavano, questi erano i loro “Sogni d’Occidente”.
CARA PROFESSORESSA, di LJUDMILA RAZUMOVSKAJA
streaming dal 28 al 30 novembre 2020
RASSEGNA STAMPA
Notevoli le doppie scene di Panzuto e il grigiore entusiasta di Maria Paiato
Quanto ricorda l’attualità quel liceo russo anni ’80
Ora, il punto è che benché non si cessi mai di parteggiare per costei, più si va avanti più le ragioni dei ragazzi emergono drammaticamente, finché il confitto diventa più grande delle parti in causa, arrivando a coinvolgere addirittura tutto il sistema sovietico, di cui testi come questo, prodotto del clima: della Perestroika, cominciavano a annunciare la crisi. Che sistema è infatti uno in cui basta prendere in cattivo voto in matematica per essere condannati in un caso all’esclusione dagli studi letterari e al lavoro forzato in fabbrica, nell’altro addirittura a rischiare di finire sotto le armi, in Cecenia?
Masolino D’Amico
La Stampa, 13.06.2003

