musiche Daniele D’Angelo
costumi Ilaria Ariemme
disegno luci Marco Grisa

regia Andrea Chiodi

9 maggio 2017
San Giovanni in Marignano – Teatro Massari

Chi non è rimasto affascinato dalla figura di Elena, una delle più belle donne dell’antichità? Per lei si scatenò a Troia una sanguinosa guerra durata dieci anni. Eppure un’altra Elena si scopre ai nostri occhi nel monologo lirico che il poeta Ghiannis Ritzos compose nel 1970. Lontana dagli stereotipi, è una donna del presente a noi più vicino, che valuta la propria esistenza , seppur eccezionale! La versione del mito che Ritsos ci offre è un vero e proprio ribaltamento dell’immagine di Elena che la tradizione letteraria ci ha donato.

“La Elena presentata da Elisabetta Pozzi fa a meno della bellezza effimera, quella è andata via molti anni addietro, la sua bellezza adesso è ben altra, quella dell’esperienza. L’esperienza di una vita vissuta all’insegna dell’amore, tra le braccia forti dei vari amanti trepidanti per lei: quell’amore diventato adesso un ricordo che non genera più alcuna passione, ma solo malinconia e forse rimpianto. Questa Elena è una donna del presente, a noi più vicina, quasi un’amica che tra un bicchiere di whisky e una sigaretta si confida ad un soldato o al fantasma di un amante valutando la propria esistenza, eccezionale certo, ma che adesso sta volgendo alla fine. Senza più ritegno offre di sé un ritratto assai impietoso non vergognandosi di presentare nella sua vecchia abitazione fatiscente quel degrado e senso di vuoto che ora la circonda, oramai derisa anche da ancelle irriverenti che le fanno dispetti. Eppure la “vecchia” Elena di Elisabetta Pozzi oltre a regalare memorie, riflessioni, immagini che il tempo non scalfisce offre al suo pubblico il fascino eterno di chi ha acceso i cuori degli eroi, rendendo per questo anche lei un’eroina immortale. Recita con la classe della grande attrice, al colmo della maturità espressiva, dosando parole a gesti, sussurri a declamazioni, ondeggiando il corpo dentro il suo lungo abito nero sulle belle note della musica di D’Angelo

“A distanza di circa due lustri da un precedente allestimento al Teatro Due di Parma, Elisabetta Pozzi è tornata a confrontarsi con il personaggio di Elena di Troia narrato nell’omonimo poema di Iannis Ritsos, in una nuova produzione che ha fatto tappa anche al Teatro Nuovo di Varese. Se lo spettacolo precedente era quasi esclusivamente di parola (la Pozzi rimaneva immobile per tutta la durata in una buca alcuni metri sotto gli spettatori), stavolta, complici le azzeccatissime musiche del marito Daniele D’Angelo e la suggestiva regia di Andrea Chiodi, il testo ha assunto una valenza decisamente più teatrale.

L’Elena immaginata da Ritsos vive esclusivamente il suo presente, alcuni anni dopo la guerra di Troia, ed ha quasi completamente dimenticato quel passato di battaglie e passioni che l’ha vista protagonista di uno dei conflitti più sanguinosi della storia. Il ricordo è vago, distaccato, al punto che abbiamo la sensazione che anche all’epoca non le fosse importato molto di quello che stava accadendo per causa sua.

Molto intrigante a questo proposito è il parallelismo che viene creato sulla scena: Elena è una cantante di night club ormai a fine carriera che, come il personaggio storico, è stata in passato oggetto di desiderio e, presumibilmente, di dispute tra uomini, che ha sempre però vissuto con distacco.

Ad accentuare ulteriormente questo contrasto tra passato e presente contribuisce la drammaturgia che inserisce nel testo di Ritsos brani di Seferis, Euripide e, soprattutto, di Omero. Come esempio si può citare il racconto del duello fra Paride e Menelao che, se nell’Iliade è tratteggiato secondo i canoni dell’eroismo epico, in quello in prima persona di Elena si trasforma nel ricordo di lei che, mentre i due combattevano, passeggiava sulle mura di Troia inebriata dai suoi fiori ed appena disturbata dal rumore delle armi.

Magnetica sulla scena la Pozzi che anche in questo spettacolo conferma le sue maiuscole doti d’interprete, padroneggiando con naturalezza la variegata tavolozza di emozioni che caratterizzano il racconto.
A rendere ancora più efficace l’interpretazione contribuiscono le belle musiche di Daniele D’Angelo che non si limitano solo a creare un tappeto sonoro ma si fondono perfettamente con la recitazione, al punto che in alcuni casi la declamazione è così ritmata da trasformarsi una sorta di rap.

Dal punto di vista visivo la regia di Andrea Chiodi riesce a creare momenti di grande intensità con assoluta semplicità. I quattro sgabelli da night club che costituiscono la scenografia si trasformano, a seconda dei momenti, nei mobili della reggia che vengono spostati o in Paride e Menelao che duellano o ancora nel mezzo che nel suggestivo finale permette ad Elena di librarsi nell’aria.

Tre artisti per uno spettacolo di grande efficacia che, una volta concluso, lascia una lunga coda di emozioni, che il pubblico ha premiato con applausi meritatissimi.”

(Teatro.it)