Himmelweg è ispirato a una storia vera: durante la seconda guerra mondiale, nel giugno del ’44, i nazisti elaborarono un espediente per occultare lo sterminio degli ebrei, ingannando gli ispettori internazionali della Croce Rossa inviati nella città ghetto di Terezin per verificare le condizioni dei deportati. In occasione della visita fu organizzata una sorta di messinscena all’interno del campo, affinché questo prendesse le sembianze di un villaggio modello in cui agli abitanti era permesso vivere serenamente sotto il protettorato del comando militare tedesco.
Nel suo testo Mayorga aggiunge dettagli alla vicenda: ai prigionieri viene imposto di recitare una parte diretti da un ufficiale nazista colto e garbato, che cita Spinoza e prende spunto dalla Poetica di Aristotele nel comporre e montare le scene fittizie di vita quotidiana cui l’ispettore dovrà assistere. La messa in scena, preceduta da intense prove, diviene nel testo, come fu nella tragica realtà, un imponente spettacolo di massa, di cui l’ufficiale tedesco fu il grande regista, orribile deus ex machina delle vite dei prigionieri. E nella realtà come nel testo l’ispettore della Croce Rossa lascia il villaggio convinto delle buone condizioni dei detenuti, portando con sé una ricca documentazione e Terezin, campo dal quale i prigionieri proseguivano poi il cammino della deportazione verso Auschwitz, diventò uno straordinario ed efficace strumento di propaganda nazista. Mayorga approfondisce la vicenda e punta l’attenzione sull’ispettore: spettatore unico e privilegiato di un’illusione finemente orchestrata, egli è colto dal dubbio di aver fatto un imperdonabile errore di valutazione, ma si convince di essere nel giusto supponendo di essere vittima del suo stesso pregiudizio e innescando un conflitto interiore tra le proprie aspirazioni e la capacità di portarle a compimento.