Mandragola

MANDRAGOLA

di Niccolò Machiavelli

SPAZIO BIGNARDI
14, 17, 18 e 25 febbraio, ore 20:30
19 e 26 febbraio, ore 16:00

con
Dario Aita, Cristina Cattellani, Laura Cleri, Paola De Crescenzo, Davide Gagliardini,
Massimiliano Sbarsi, Nanni Tormen, Emanuele Vezzoli, Pavel Zelinskiy

e con
Jacopo Facchini Alto e Maestro Concertatore
Francesca Cassinari Soprano
Roberto Rilievi Tenore
Matteo Magistrali
Tenore
Marco Saccardin Baritono e Liuto


costumi Maria Giovanna Farina
maschere Veronica Pastorino
luci Claudio Coloretti

assistente alla regia Francesco Lanfranchi

regia Giacomo Giuntini

produzione Fondazione Teatro Due

Attraversare Machiavelli significa ammainare la bandiera dell’antipolitica e prendere posizione contro il riflusso nel privato. Mandragola è ambigua come la risata che genera. È terapeutico rimedio per infertilire Lucrezia, ma venefico farmaco per il primo uomo che con essa si congiungerà. È inquieta come il quondam Segretario che, allontanato dai pubblici uffici, si getta nell’analisi appassionata della situazione presente, impotente di fronte all’ostracismo in cui è stato relegato. È la sua politica con la maschera dell’umano: se la virtus politica, invece di essere rivolta al benessere collettivo, viene (comicamente?) incanalata in faccende private, perfino la legge risulta un’arma monca e inefficace. Tutta l’antropologia dispiegata nei cinque atti ci invita a considerare un mondo in cui è assente la conciliazione (per quanto aspra e contrastiva) della politica fatta da uomini eccellentissimi in grado di affrontare ed orientare la natura ferina dell’essere umano.

Siamo a Firenze, ma potremmo essere a Roma o a Pisa. La folle giornata che ci viene offerta vede dispiegarsi le macchinazioni di un parassito che intende secondare i desideri di un amante meschino; nel frattempo, un dottor poco astuto cerca un rimedio per avere un figlio da una giovane accorta e coinvolge un frate mal vissuto. Politica e commedia si intrecciano in un’epifania carnevalesca fatta di maschere, travestimenti, parodie del sacro e scivolamenti gerarchici; e tutto questo, con un sorriso, perché il linguaggio della politica e le sue tesi sono anche ingredienti del comico. Senza Machiavelli non avremmo una tappa fondamentale nella costituzione della politica come scienza. Non avremmo molto Shakespeare. Non avremmo la più bella commedia del Rinascimento italiano.

Sappiamo che leggere Machiavelli è affascinante ma arduo per via della grande trasformazione che la lingua italiana ha subito nei secoli. Gli attori quindi non solo mettono in scena, ma salvano. Ciò che diversamente andrebbe perduto. Una voce della nostra lingua. – Roberto Mussapi, Avvenire

La moda boccaccesca che nell’immaginario popolare investe di frizzi e lazzi la Mandragola di Machiavelli, sfuma in una lettura più consapevole in questo allestimento. L’esperienza popolare della Repubblica Fiorentina continua a covare fra le pagine del testo. Bene ha fatto il regista Giacomo Giuntini a rievocarla. – Gabriele Rizza, Il Manifesto

ph. Fabio Sau / Andrea Morgillo

ph. Fabio Sau / Andrea Morgillo